“Affidammo 30mila euro a un sacerdote: sono spariti”

Orciano, un 50enne racconta l’incredibile disavventura capitata al fratello

Paolo Cilia, fratello di Carlo Cilia, l’uomo che ha dato in custodia tutti i suoi risparmi al padre spirituale

Paolo Cilia, fratello di Carlo Cilia, l’uomo che ha dato in custodia tutti i suoi risparmi al padre spirituale

Orciano (Pesaro), 18 febbario 2015 - Si fidava ciecamente di quel sacerdote che aveva scelto come padre spirituale e gli ha dato in custodia temporanea tutti i suoi risparmi, ma questi non glieli ha più restituiti, facendolo precipitare in una condizione drammatica a livello esistenziale e psicologico.

E’ l’incredibile storia che racconta Paolo Cilia, webmaster 50enne trasferitosi ad Orciano di Pesaro da Frosinone nel 2011. “Una storia assurda che riguarda mio fratello Carlo, che compirà 66 anni ad agosto – ci dice -. Lui abitava a Roma e faceva il mediatore d’affari. Alla fine del 2012, durante un travagliatissimo periodo personale, ha sentito l’esigenza di una guida spirituale e così io, che sono profondamente cattolico, gli ho presentato un sacerdote che avevo conosciuto proprio a Roma nel 2007, parroco, a tutt’oggi, in una diocesi del sud Italia”.

E poi? “Mio fratello inizia a sentirsi con continuità con questo prete e lo incontra in diverse occasioni riacquistando un barlume di serenità interiore e maturando via via un sentimento di grande fiducia nei confronti del religioso, che gli trova anche una sistemazione abitativa provvisoria in un istituto di suore del Lazio dove Carlo entra nell’ottobre del 2013 con l’intenzione di cercare una soluzione più consona entro tre, quattro, mesi. Intanto, però, nel settembre di quello stesso 2013 mio fratello compie il gesto da cui scaturisce la sua odissea”.

Quale gesto? “Dopo aver venduto gran parte dei beni di cui disponeva, racimolando la somma di 30mila euro, in uno slancio di spoliazione temporanea tipico dei convertiti, e concordato col sacerdote, affida a quest’ultimo l’intera somma affinché gliela conservi fino alla ripresa della sua autonomia lavorativa ed esistenziale, ma due mesi più tardi arriva l’amara sorpresa”.

Ci dica. “E’ novembre e con un po’ d’anticipo sui tempi concordati, Carlo intende lasciare l’istituto per trasferirsi in un appartamento che ha trovato a Siena e così chiede al prete la restituzione del denaro affidatogli, ma questi anziché tirar fuori i soldi inizia a trincerarsi dietro una serie di risposte equivoche ed ambigue. Mio fratello mi racconta l’accaduto e io contatto il sacerdote, il quale mi riferisce di aver messo la somma nel conto parrocchiale, che essendo in rosso è stato bloccato. Trascorrono altre settimane e invito per iscritto il religioso a risolvere la situazione, ma non segue alcun riscontro. Carlo, intanto, sempre più sconfortato, in quanto tradito dalla persona nella quale aveva riposto le sue speranze, cade in una situazione depressiva ben più grave di quella che a suo tempo l’aveva indotto a chiedere aiuto a quel parroco; e la mia famiglia, già gravemente impegnata ad assistere due bimbi con serie disabilità e priva di fondi, è impossibilitata a supportarlo”.

Ma da quella fine del 2013 avrete percorso altre strade per rientrare in possesso del denaro! “Sì, ma senza risultato. Abbiamo scritto più volte ai due vescovi succedutisi nel frattempo in quella diocesi, al Vescovo responsabile della conferenza regionale e inviato segnalazioni alla Congregazione del Clero e alla Congregazione dei Vescovi, ma nulla. Grazie all’aiuto e alla sensibilità del Vescovo di Fano Trasarti, che ringrazio di cuore, abbiamo scritto anche alla Sottosegreteria di Stato Vaticana e poi abbiamo contattato la segreteria Cei, che ci ha risposto di aver segnalato la questione alla diocesi in cui ricade la parrocchia del sacerdote. Peccato che da quella diocesi non sia mai arrivata l’ombra di un centesimo e intanto il suo nuovo Vescovo ci ha fatto sapere che l’ex padre spirituale di mio fratello ora asserisce di aver ritenuto di poter usare i soldi di Carlo come credeva, per aiuti vari in giro per il mondo. Insomma, dopo il deposito sul conto in rosso della parrocchia arriva un’altra versione”.

Avete sporto denuncia? “Certo, nel febbraio 2014, ma anche dal fronte legale ancora non è venuto fuori nulla. L’ultima possibilità che ci rimane è Papa Francesco. Tre giorni fa gli ho scritto una lettera e spero vivamente che il mio appello lo raggiunga, perché man mano che passano i mesi Carlo è sempre più disperato”.