"Abusi sessuali su tre studenti", professore a processo a Fermo

Davanti al giudice un insegnante di musica sessantenne

Professore a processo per abusi sessuali su tre studenti (foto d'archivio Germogli)

Professore a processo per abusi sessuali su tre studenti (foto d'archivio Germogli)

Fermo, 10 luglio 2019 - Avrebbe abusato sessualmente di tre adolescenti sui allievi. Per questo motivo, un fermano di 60 anni, insegnante di pianoforte e, al tempo dei fatti, di sostegno in una scuola media di Fermo, è finito a giudizio.

L’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Angelozzi, sarà processato il 16 ottobre, dopo che l’udienza di ieri è saltata per questioni procedurali. L’insegnante sarà chiamato a rispendere di violenza sessuale a danno di tre alunni minorenni. Al professore, nei confronti del quale è tuttora in essere la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività didattica - prossima alla scadenza e non rinnovabile per decorrenza dei termini di legge -, vengono addebitati alcuni episodi di abusi nei confronti di propri alunni, sia all’interno della scuola che in occasione di lezioni private.

I fatti si riferiscono all’anno scolastico 2016- 2017. Le vittime, insieme con i loro familiari, si sono costituite parte civile, e sono rappresentate dagli avvocati Alessandra Iacopini, Filippo Polisena, Matteo Restuccia e Marco Tomassini. L’indagine era partita dopo che un genitore, a seguito di alcuni racconti del figlio, aveva segnalato presunte molestie sessuali alla preside della scuola. La stessa dirigente aveva immediatamente denunciato l’episodio alla Procura di Fermo, che aveva aperto un fascicolo a carico dell’insegnante. Le indagini, portate avanti dalla polizia giudiziaria, avevano fatto emergere altre due vittime.

C’era stato un incidente probatorio in un aula protetta, dove i tre adolescenti erano stati ascoltati con l’ausilio di uno psicologo. Le testimonianze dei ragazzini erano state messe a verbale e saranno usate nella fase processuale. Una procedura che, fortunatamente, eviterà ulteriori traumi emotivi alle presunte vittime, visto che, così facendo, non dovranno comparire nuovamente in aula per testimoniare davanti ai giudici. Al termine delle indagini il magistrato inquirente aveva chiesto e ottenuto una misura cautelare agli arresti domiciliari, anche essa però scaduta per decorrenza dei termini.