Al Murri non c’è il prete "Chi accudirà i malati?"

Tante le proteste dei familiari di chi è ricoverato nella struttura sanitaria. Per qualcuno addirittura non è stato possibile ricevere l’estrema unzione

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Il prete non c’è e i malati che stanno morendo non possono avere l’estrema unzione.

E’ quanto sta accadendo all’ospedale "Murri" di Fermo dove, da alcuni mesi, non c’è più un sacerdote assegnato dalla curia alla struttura sanitaria. A sollevare la questione sono soprattutto i parenti dei pazienti ricoverati che, causa covid, si sono visti privati della possibilità di fare visita a propri cari e si sono trovati anche di fronte a questa paradossale situazione.

"Come è possibile – spiegano i portavoce dei malati – che in un luogo di sofferenza come l’ospedale non ci sia più il cappellano? Chi di dovere ci dia una spiegazione, perché non riusciamo proprio a capire.

Non si può negare l’estrema unzione a chi sta per morire, né si può negare ad un fedele la confessione o la comunione.

Purtroppo tutto questo avviene ogni giorno".

Sono diversi i parenti di ricoverati che hanno lamentato come il loro congiunto sia morto senza il conforto dell’unzione dei malati, la cosiddetta estrema unzione, perché non c’era il cappellano o un prete che potesse impartirla.

Tutto ciò, un paese che si definisce cattolico, è letteralmente scandaloso.

La mancanza di un sacerdote assegnato al Murri ha avuto una lunga serie di conseguenze sui pazienti, ma anche su chi nella struttura ci lavora.

Sono un coro univoco le proteste per questa paradossale carenza: "Dapprima è stata eliminata la messa feriale, poi anche quella domenicale, frequentata da malati che attendevano questo appuntamento come un conforto e come un piccolo traguardo di autonomia fisica e spirituale, dal personale sanitario a inizio o fine turno e da tanti fermani che vivevano una appartenenza affettiva al luogo e amavano essere in comunione con chi soffre nel giorno di festa.

Non si svolge neppure la liturgia della parola, che quotidianamente può portare un frammento di buona novella a chi frequenta suo malgrado, oppure per lavoro, l’ospedale".

Dunque non c’è più chi risponda ai bisogni spirituali dei degenti, che avvertono il bisogno della confessione, della comunione, del dialogo spirituale, di una parola di conforto, di una preghiera o di una benedizione, sia essa di invocazione in attesa di un intervento o di ringraziamento in esito a un superato momento difficile.

Praticamente, in poche settimane, sono stati azzerati decenni di attenzione verso la realtà ecclesiale più fragile e da tutelare, quella dei malati.