Andrea Sassetti, chi è. Dal calzaturiero ai motori, una vita spericolata

Ritratto dell'imprenditore al quale la Finanza ha sequestrato 2 milioni di euro

Andrea Sassetti, ex patron del team di Formula 1, con Ecclestone

Andrea Sassetti, ex patron del team di Formula 1, con Ecclestone

Fermo, 5 dicembre 2019 - Chi è Andrea Sassetti? Un imprenditore vulcanico che ha sempre vissuto «una vita spericolata» che sarebbe piaciuta persino a Vasco Rossi o un losco personaggio che ha di sovente superato i confini imposti dalla legge? Probabilmente entrambe le cose. Negli anni ottanta Sassetti è titolare di uno dei più importanti calzaturifici del distretto fermano, «Andrea Moda» con sede a Monte San Pietrangeli.

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E’ giovanissimo ma è un imprenditore rampante e di successo, tanto che nel settembre del 1991 decide di investire nel mondo dell’automobilismo per promuovere ulteriormente il suo marchio. E’ così che rileva il materiale e parte del personale del reparto F1 della Coloni per dare vita alla sua scuderia, cui attribuisce il nome della sua azienda, iscrivendola al mondiale 1992 di Formula 1. Nasce così l’Andrea Moda Formula, che ingaggia piloti come Alex Caffi, Enrico Bertaggia, Roberto Moreno e Perry McCarthy. Il modo di affrontare la formula uno da parte di Sassetti però è sempre il solito, quello di un guascone. E così la parabola del team si conclude durante il weekend del Gran Premio del Belgio, nel corso del quale Sassetti viene prelevato nel paddock di Spa-Francorchamps dalla polizia belga, che dà esecuzione a un mandato di cattura internazionale spiccato per un’accusa di false fatturazioni relative alla sua attività imprenditoriale. Il materiale della squadra viene anche in parte pignorato a seguito di istanze di insolvenza presentate dai fornitori.

Di conseguenza, al successivo appuntamento di Monza, la squadra viene permanentemente squalificata dal mondiale di F1 con l’accusa di aver danneggiato la reputazione dello sport. La versione di Sassetti è però agli antipodi e racconta di essere stato arrestato per non aver pagato una fornitura di bulloni di cui invece è in possesso della ricevuta. Sassetti viene rilasciato, si reca a Londra nell’ufficio di Bernie Ecclestone con una scatola dei famosi bulloni, glieli sbatte sulla scrivania e se ne va dall’universo delle corse. Decide quindi di investire nel mondo dei night: storico il suo «Top» di Porto Sant’Elpidio, divenuto una sorta di mecca del divertimento «proibito». Nel suo locale, affiancato da una catena di ristoranti, passano un po’ tutti, persino molti sportivi.

Il «Top» finisce al centro del gossip quando nel night vengono avvistati due noti calciatori dell’Inter, uno dei quali è sorvegliato dalla società per i continui blitz in discoteca e nei night. Il locale finisce nel mirino della polizia, anche per presunte irregolarità sulle ballerine che ci lavorano. Inizia una vera e propria battaglia tra gli inquirenti e l’imprenditore, che, ai tanti controlli, risponde mediaticamente con la pubblicazione di maxi manifesti, le cosiddette vele, in cui accusa tre ispettori di polizia e due magistrati. Poi i guai con il fisco per i quali finisce davanti al giudice in diverse occasioni e ancora una controffensiva mediatica: acquista pagine su alcuni giornali in cui scrive di aver speso allora 800 milioni di lire per gli avvocati. Questo è Sassetti: un personaggio che se non fosse esistito, bisognava inventarlo.