Arriva la tribù che balla Spettacolo al Jova Beach

Ieri a Lido di Fermo tantissimi presenti alla prima delle due giornate. Lo sfogo del cantante: "Econazisti, volete solo attirare l’attenzione"

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Oggi mare, tutti in costume e a piedi nudi che c’è una tribù che balla. È il popolo di Jovanotti, arrivo a Lido di Fermo nel primissimo pomeriggio per godersi un giorno speciale. La festa è sulla sabbia, il tempo di un tuffo, l’ora della merenda, di un selfie. C’è anche l’occasione per truccarsi o per fare un tatuaggio temporaneo, per mettere su i capelli o provare cappelli e costumi. È un mondo intero il Jova beach party e tutto scorre in assoluta quieta, con la voglia vera di divertirsi di fronte ad un cielo azzurro che più di così non si poteva. Lui, Lorenzo, appare sul palco di tanto in tanto, in mezzo ai suoi ospiti che hanno il compito di tenere atmosfera magica. Si beve e si balla senza sosta, si mangia cibo dai food track ma di qualità e l’organizzazione non ha sbavature. C’è il tempo del romanticismo, Damiano e Sara sono arrivati da Norcia, insieme con la figlioletta Cecilia, il nome della protettrice della musica, scherza Jovanotti. Con lui promettono di sposarsi e di amarsi per sempre, di fronte a 15 mila persone, in intimità. E poi, momenti di riflessione, occasioni per parlare di ambiente, lo ripete ad ogni occasione, siamo qui per difendere la natura, per proteggerla, per riportarla meglio di prima. Intanto la festa in costume va avanti ed è un pieno di colori e di suoni, di sorrisi e di amicizia perché la tribù vuole solo ballare.

Alle polemiche risponde con una lunga diretta sui social lo stesso Jovanotti, tutto in regola per i lavoratori, tutto sereno dal punto di vista ambientale: "Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente". Lo sfogo dell’artista arriva all’indomani della diffusione della notizia della sospensione dell’attività per quattro ditte coinvolte nel mega-evento, per la presenza di 17 lavoratori non in regola. Già nella serata di ieri la Trident, la società che da sempre produce e organizza i live di Jovanotti, aveva smentito il lavoro nero, parlando di "inadempienze formali" peraltro subito sanate. "Il lavoro nero per me è una piaga enorme, una cosa molto seria", precisa oggi Jova, maglietta a righe bianche e rosse, cappellino dei Minions, seduto accanto a Maurizio Salvadori della Trident. "Lavoro con la Trident e Salvadori dal 1988, non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro. Ma so che siamo nell’occhio del ciclone: il Jova Beach porta grandi eventi in piccole realtà mettendo in moto il livore locale e micro vendette in qualche modo politiche". A spiegare il caso nel dettaglio è Salvadori: "Collaboriamo con 20 società che offrono servizi, dall’audio al palco, al facchinaggio che oggi è difficile da trovare, perché dopo 3 anni di Covid metà facchini specializzati hanno cambiato lavoro e oggi per trovare i 700 facchini che ci servono dobbiamo farli arrivare anche da 200–300 km con i pullmann e da sei, sette, otto società diverse che noi conosciamo, che lavorano nell’abito della musica da anni se non da decenni, ed è impensabile che facciano lavorare in nero. Ci hanno dato 1400 euro di multa perché non avevamo transennato l’area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo". Quanto ai 17 lavoratori non in regola, "le tre società interessate hanno oblato in dodici ore, sono risultate in norma e stanno lavorando nel cantiere, anche i 17 lavoratori sono qui e stanno lavorando". Jovanotti non esita a parlare di "killeraggio" nella diffusione della notizia, non le manda a dire anche a chi parla di greenwashing, accuse rilanciate da diverse associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra: "Il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello".

Angelica Malvatani