Assalto al portavalori, battaglia sulle prove

Cursio in aula, chiamato a rispondere di rapina a mano armata in concorso. L’avvocato Indiveri nega ogni addebito: "Processo indiziario"

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E’ accusato di essere uno dei componenti della banda che aveva assaltato il portavalori di fronte all’ufficio postale di Sant’Elpidio a Mare con dentro 120mila euro destinati al pagamento delle pensioni. Per questo motivo Stefano Cursio, 30 anni, di San Severo di Foggia, è finito davanti al Collegio penale del tribunale di Fermo. Il giovane, difeso dall’avvocato Anna Indiveri, è stato chiamato a rispondere di rapina a mano armata in concorso. L’udienza di ieri è stata caratterizzata dall’assenza degli ultimi teste dell’accusa. Alla fine il pm, per accelerare i tempi ha rinunciato alla loro testimonianza facendo forza sulla ricostruzione di tutta la vicenda da parte dell’ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini. Gli investigatori erano giunti sulle tracce dell’imputato attraverso quattro cellulari, acquistati a Napoli, agganciati dalle celle telefoniche di San Severo due giorni prima del colpo e da quelle di Porto San Giorgio il giorno stesso. Poi c’era stato un testimone che aveva notato una Jaguar parcheggiata in uno spiazzo nella periferia di Sant’Elpidio a Mare poco prima dell’assalto, quindi nello stesso posto l’Alfa Romeo Giulietta abbandonata dai banditi, mentre l’altra vettura non c’era più. "Si tratta di un processo meramente indiziario - ha dichiarato l’avvocato Indiveri all’uscita dall’aula - dove ci sono solo collegamenti ad elementi verificati in altre due rapine consumate a Torino e a Campobasso. In particolare gli inquirenti hanno costruito il loro castello accusatorio sul fatto che uno dei rapinatori di Sant’Elpidio a Mare indossasse un giubbotto antiproiettile mimetico e che utilizzasse un fucile a pompa. Cose estremamente comuni in questo tipo di colpi".

Durante il processo, è emerso che nella Giulietta non sono state trovate impronte digitali perché cancellate con un estintore. Il colpo era stato messo a segno l’1 febbraio 2020 quando, alle 7,40, in tre, con il volto coperto da passamontagna, armati di fucili a pompa e una pistola, avevano assaltato il furgone portavalori con i soldi delle pensioni. I banditi avevano minacciato le guardie giurate e una volta trafugati i sacchi con il denaro, avevano esploso tre colpi.

Fabio Castori