Avis Fermo, si dimette il direttivo. Ora al voto

Il presidente Parmegiani: siamo vere e proprie imprese sociali. Serve entusiasmo

Mirco Parmegiani

Mirco Parmegiani

Fermo, 9 settembre 2019 - Mirco Parmegiani vive per aiutare gli altri, lo fa nel suo lavoro di farmacista, lo fa soprattutto impegnandosi nel volontariato, da sempre. Prima con la Croce Verde, poi con l’Avis, dice che non conosce un altro modo di stare al mondo. È stato per qualche mese alla guida della sezione fermana dell’Avis, poi ci sono stati dei problemi interni e gran parte del direttivo si è dimesso per cui si torna al voto in anticipo e l’associazione che gestisce i donatori di sangue della città deve avere una nuova guida. Si vota il 13 ottobre alle 13 in prima convocazione, il 14 alle 21 in seconda convocazione, nella sede di via Sant’Andrea.

Presidente, che succede?

«Oggi il terzo settore, il mondo del volontariato, va gestito come si fa con le aziende. Ci sono obblighi e problemi, difficoltà quotidiane e una modalità di lavoro che ci rende delle imprese sociali. Per questo è necessario che ci sia il giusto entusiasmo e lo slancio necessario ad andare avanti».

L'associazione fermana si è data un format di gestione che consente di affrontare i pagamenti, gli obblighi burocratici, le procedure legate alal delicata questione  alla privacy

«Se non si va tutti nella stessa direzione ci si perde, per questo dopo pochi mesi dobbiamo tornare al voto, quello che voglio dire io oggi è che l’Avis ha bisogno di gente giovane, di professionisti che si mettano a disposizione dell’associazione. Siamo un tassello importante del sistema sanitario, non si può mollare».

Fermo vanta una storia grande, l'Avis è attiva da 68 anni e coinvolge anche persone anziane

«Fondamentali per la vita dell’associazione, ma serve anche l’aiuto di forze fresche, di entusiasmo, di gente che ha desiderio di fare qualcosa, di trovare soluzioni».

Quali cambiamenti che avete affrontato in questi mesi?

«Uno su tutti: la chiamata unica per i donatori che a Fermo ha fatto la differenza, non c’è più una nostra operatrice al centro trasfusionale, i donatori arrivano e devono essere presi in carico dal personale sanitario che ha i soliti numeri risicati. Oggi è necessario che chi dona, ma anche chi collabora abbia sempre il piacere di creare felicità, una sacca di sangue è oro di questi tempi. Ed è vero che la regione Marche è un territorio virtuoso e per ora siamo autosufficienti ma non si può abbassare la guardia, bisogna curare i donatori, convincerli a donare sempre».

Come voleva gestire i donatori in questo suo mandato che finisce in anticipo? 

«Noi crediamo che la cosa fondamentale da fare sia ascoltare sempre i donatori, l’Avis è di tutti. Devo dire che a Fermo ci sono persone che collaborano con noi, la generosità c’è, l’Avis va vissuta e condivisa, va gestita a seconda delle esigenze che ci sono sul territorio, non c’è un modo che va bene per tutte le città. Noi abbiamo costruito collaborazioni forti, con l’amministrazione, con società sportive come quella per il sitting volley, con la Cavalcata. Abbiamo un patrimonio grande tra le mani che di certo non si misura in termini monetari, ma in amore che si diffonde e in speranza che si crea. Mi auguro che alle nuove elezioni partecipino tante persone e arrivino nuovi collaboratori».