
Tana libera tutti, si esce, ci si diverte, si beve e si finisce per fare a pugni. È lo schema che si ripete nel Fermano, un sabato dopo l’altro, in questa fase di post lockdown che vede gli adolescenti dentro una rabbia che sembra incontenibile. Secondo la psicologa e psicoterapeuta Martina Catalini nemmeno gli adulti sono usciti indenni dalla chiusura forzata: "Vedo ansie e preoccupazioni dei genitori che influenzano e condizionano i figli. Tra l’altro credo che gli effetti psicologici dovranno ancora farsi pienamente sentire, abbiamo tutti vissuto una grossa privazione dovuta dalla pandemia, si sono rotte le basi della quotidianità, le abitudini". Gli adolescenti secondo la psicologa hanno avuto due reazioni opposte: "I più introversi si sono chiusi a guscio e fanno fatica a uscire nel mondo fuori, che non è più come prima. Per altri, la forza dell’aggressività suggerisce l’illusione della invulnerabilità, della potenza, il tempo psicologico non corrisponde al tempo cronologico che si è dilatato, pensano di aver perso un pezzo di vita importante che non gli verrà restituito. Gli eccessi nella ritrovata libera uscita vengono visti quasi come un risarcimento, il desiderio di recuperare prima possibile le cose perdute". Gli adolescenti vivono le relazioni con gli altri come fondamentali, si sono sentiti in trappola e stanno mostrando il loro disagio: "E poi si beve troppo, ma questo è un problema antico, ne parlavamo già anni fa e c’erano già quattordicenni che finivano sbronzi. Le trasgressioni fanno parte di quel momento della vita, ma oggi genitori, insegnanti, istituzioni non sono stati capaci di prevenire, proteggere e tutelare, e allora anche rovinare cose pubbliche sembra un farsi giustizia da soli". Per i ragazzi è il comportamento che è sbagliato, la rabbia è un segnale chiaro, ma i ragazzi vanno aiutati a comprendere che lo sfogo violento e l’ottundimento della coscienza lascia inquietudini che aumentano e aumenta anche il non senso e lascia più infelici di prima: "La bravata di una volta può capitare, ma occorre capire quando diventa qualcosa d’altro. Troviamo spazi dove possano esprimersi, non serve necessariamente un terapeuta, ma educatori, attività di solidarietà, parrocchiali, figure di adulti con carisma, non l’adulto che bacchetta. Hanno bisogno di uno stop, di adulti solidi che non tremino di fronte alle loro provocazioni".
Angelica Malvatani