Consumare meno e meglio: il progetto del liceo

L’Annibal Caro è tra le 150 scuole d’Italia premiate ad un concorso che ha visto 356 partecipanti: il ministero ci investe 1,5 milioni

Consumare meno e meglio: il progetto del liceo

Consumare meno e meglio: il progetto del liceo

Un viaggio nel mondo che cambia, per capire dove va l’economia e diventare adulti e consumatori responsabili. È il senso del progetto del liceo classico Annibal Caro, indirizzo economico sociale, che è tra le 150 scuole d’Italia premiate ad un concorso che ha visto 356 scuole partecipanti, e un investimento di 1,5 milioni di euro da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

L’idea della scuola fermana ha per titolo ‘Consumo che consuma, consumi e stili di vita di tre generazioni. Indagine comparativa dei consumi di ieri e di oggi della provincia di Fermo". Un argomento di stretta attualità, legato alla percezione che comincia a serpeggiare anche tra i più avversi alla causa ambientale: se siamo chiamati consumatori, vuol dire che consumiamo. Ma in natura nulla è solo consumo, ogni essere vivente prende e restituisce al pianeta. Tutti, tranne l’uomo. E forse è arrivato il momento di interrompere questa follia. Tanti i temi da approfondire con cicli di conferenze tematiche con esperti esterni. Seguirà la fase di analisi personale dei temi trattati e sviluppo di un questionario che ogni studente potrà sottoporre all’interno del proprio nucleo di amici e parenti per analizzare mutamento dei costumi e delle pratiche di acquisto di beni materiali e finanziari che si sono evoluti nel territorio locale.

I risultati saranno pubblicati in un opuscolo informativo elaborato dagli studenti che verrà tradotto in lingua inglese e spagnola e distribuito alle famiglie di tutto il liceo. Il terzo incontro del percorso, sull’educazione finanziaria, ha visto la presenza di Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics, dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, che è intervenuta sul tema: ‘Il capitale umano femminile: potenzialità inespresse, rapporto con il denaro e ricadute sul sistema economico’. Alla domanda ‘C’è ancora bisogno di parlare di parità di genere?’ rivolta agli studenti che hanno risposto in modo affermativo, la professoressa ha fornito una serie di dati dai quali si evince che nonostante le donne costituiscano il 51,4 per cento della popolazione, solo il 5 per cento nel nostro paese ricoprono ruoli apicali, nonostante per livello di scolarizzazione e competenze risultino in cima alle classifiche di AlmaLaurea. Gli ostacoli sono legati al retaggio culturale d’impostazione patriarcale e la conseguente divisione del lavoro di cui la teoria economica è tra le maggiori responsabili. Da economista la Rinaldi ci tiene a sottolineare le responsabilità di un sistema che rende la diseguaglianza di genere pervasiva al punto che, una donna su tre lascia il lavoro al primo figlio ed è difficile che vi faccia rientro. La soluzione, è la conclusione, sta nel diventare attori e attrici del cambiamento, portare una nuova narrazione per cambiare i meccanismi patriarcali che la nostra società ha interiorizzato.