REDAZIONE FERMO

Cronaca di una stagione tragica La Samb affonda in campo e fuori

Già a giugno si era capito che Renzi non navigava in buone acque quando scoppiò il caso Antonioli .

Si è chiusa con una vittoria la stagione della Samb. Con una vittoria e un sospiro di sollievo. Di tutti, non solo dei tifosi: ieri, infatti, al termine della partita è comparsa una frase-simbolo sugli schermi a bordo campo. Qualcuno ha scritto: "7 maggio 2023… Grazie a Dio è finita". Il messaggio è chiaro: l’annata è stata insostenibile anche per lo staff, i calciatori e tutti i lavoratori che ruotano attorno alla Sambenedettese di Roberto Renzi. D’altronde, non è difficile mettersi nei panni di chi non percepisce rimborsi da mesi e in cambio riceve continue promesse, di cui l’ultima è recentissima e risale a quest’ultima settimana. La precedente, invece, quella di pagare qualcosa entro il 28 aprile è andata disattesa, come è avvenuto in altre occasioni, a partire da una delle prime, datata 3 gennaio. I conti sono presto fatti: su sei mesi finora maturati sono stati sborsati solo ventimila euro prima di Pasqua. Questo se si considera che la squadra ha percepito ottobre, perché ci sono membri dello staff che ancora lo aspettano. Se poi si vuole riprendere le fila dell’intera annata, quella che "Grazie a Dio è finita", il tema principale è proprio legato ai problemi economici di Renzi, che ancora a novembre negava ogni problematica, seppure fosse sotto gli occhi di tutti fin dal giugno precedente che la società non navigava in buone acque (Renzi pagò l’ultimo giorno disponibile, lasciando fuori Antonioli e il suo staff: di qui l’inibizione inflitta al patron rossoblù).

I guai extra campo hanno devastato la stagione in campo, che pure era partita con una serie di errori tecnici. Il primo fu quello di chiamare Vittorio Cozzella come direttore sportivo: Cozzella ammise di non conoscere la categoria, e molte scelte di uomini furono sbagliate. Pochi giovani, spesso fuori ruolo e non di qualità, e molti over bolliti o stanchi. Se poi ci si aggiunge il fatto che i guai finanziari si palesarono subito, ecco spiegata una delle peggiori annate della Samb, che mai si era ritrovata a lottare per non retrocedere in un campionato non professionistico (questo anche quando le beghe societarie non erano inferiori a quelle della stagione appena conclusasi).

La stagione era già compromessa, poi, ben prima della situazione concretizzatasi tra febbraio e marzo, quando la squadra entrò in agitazione e minacciò di scioperare in occasione del derby con il Porto D’Ascoli del 6 marzo. Lì la tifoseria provò a imporsi, chiedendo alla squadra di non giocare, ma solo Lulli e Torromino diedero seguito alla minaccia di sciopero. Un’ulteriore spaccatura, dunque, all’interno di uno spogliatoio che ne aveva viste di ogni, con l’avvicendarsi anche di quattro tecnici (Alfonsi, poi Prosperi, ancora Alfonsi e quindi Manoni). Insomma, non c’è nulla da salvare quest’anno: basta dire che la gente rossoblù, per la prima volta in cento anni, ha abbandonato la sua squadra per protesta.

p.c.