"Cultura della legalità. Basta repressione"

È arrivato il nuovo prefetto Michele Rocchegiani: "Oggi sono orgoglioso di rappresentare l’autorità di Governo nella mia regione"

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di Angelica Malvatani

Il primo incontro ufficiale, appena entrato nel palazzo della Prefettura di Fermo, Michele Rocchegiani vuole farlo con la stampa, perché idealmente è con tutti i cittadini che vuole parlare, con tutti i fermani dei quali si mette al servizio nel palazzo del Governo. Accompagnato dalla vicaria, Alessandra De Notaristefani Di Vastogirardi, confessa emozione e un senso di responsabilità enorme, al primo incarico nella regione che gli ha dato i natali: "Sono di Ancona, confesso che non conoscevo il territorio fermano, ma so la tenacia, la laboriosità, la fiducia che noi marchigiani sappiamo dare quando riusciamo ad andare oltre la diffidenza. Parto da qui, sperando di fare un buon lavoro, convinto che questa terrà mi darà grandi soddisfazioni".

Al mattino la celebrazione per Santa Barbara con i Vigili del fuoco, al pomeriggio l’incontro con il sindaco, Paolo Calcinaro, e l’Arcivescovo, Rocco Pennacchio, oggi già al lavoro con il primo tavolo sull’ordine e la sicurezza. Dal giorno della sua nascita, la Prefettura di Fermo ha avuto sempre prefetti donne: "Non credo sia il genere a fare la differenza, sorride Rocchegiani, semmai c’è il fatto che siamo tutti alla prima nomina e la prima nomina porta entusiasmo, nelle realtà medio piccole si ricevono enormi gratificazioni nel rapporto con la gente. Ho davvero grande voglia di fare bene". Non esistono isole felici, lo sottolinea il prefetto, semmai ci sono posti nei quali si può lavorare meglio per prevenire fenomeni di devianza: "I termini ‘isola felice’ sono fuorvianti, è necessario provare a scongiurare le devianze prima che nascano, penso ad esempio al fenomeno delle baby gang che qui ancora non è rilevante ma che comincia a dare qualche segnale. Per far questo bisogna lavorare sulla cultura delle legalità, con tutti coloro che possono fare qualcosa, il mondo della scuola, il volontariato. La repressione rappresenta l’estrema ratio".

Uomo di polizia, una carriera lunga 36 anni sempre ai massimi livelli, a Roma, nella squadra mobile, nella Criminal pol, nella direzione investigativa antimafia, nella pubblica sicurezza per Palazzo Chigi, fino all’ufficio centrale ispettivo: "Oggi sono orgoglioso di rappresentare l’autorità di Governo nella mia regione, cominceremo subito ad analizzare i problemi e a cercare soluzioni. Il nostro è un ruolo di manager pubblici, affrontiamo i problemi per ottimizzare l’esistente e ridurre l’impatto delle situazioni. Vale anche per l’ufficio della Prefettura, ho cominciato a capire il contesto, so che ci sono delle difficoltà e poco personale, hanno appena iniziato a raccontarmi. Appena avremo un quadro chiaro, capiremo come affrontare le sfide che ci si presentano".

La cosa che gli preme di più è garantire trasparenza, un contatto quasi diretto coi cittadini, spazi di ascolto e di condivisione con tutti gli attori del territorio: "Ritengo che dal contributo di tutti possa avere impulso un percorso di sviluppo per il territorio intero. Mi pongo al servizio di una comunità che opera con tenace laboriosità. Avrò bisogno di tutti per costruire qualcosa di efficace e con tutti mi confronterò".