"Dal mondo del lavoro all’assistenza L’opera della Caritas lascia il segno"

L’Arcivescovo Rocco Pennacchio sottolinea l’enorme lavoro dell’ente: "Ma non può risolvere tutti i problemi"

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Sono abituati a lavorare in silenzio gli operatori della Caritas, asciugano lacrime e provano a mettere in piedi il futuro per chi è in condizione di fragilità. Qualche volta è necessario uscire dall’ombra, per dare l’esempio, per spiegare, per dire che le richieste di aiuto sono in aumento, non si riesce a pagare le bollette e molti non hanno più nulla, nemmeno una casa. L’Arcivescovo Rocco Pennacchio sottolinea che la Caritas non può risolvere tutti i problemi ma può, e deve, lasciare un segno: "Raccontare il mondo della carità è un modo per restituire alla comunità alcune informazioni sull’uso dell’8 per mille, gran parte delle risorse di cui dispone la chiesa per attività caritativa che si svolge quotidianamente proviene da questo. La Caritas non è un esercito della salvezza che parte in occasione delle emergenze, non è una protezione civile cattolica. Non è questo. Ha una funzione educativa, educare alla carità perché diventi sensibilità diffusa, a dare un segno di uno stile, di un processo, di un percorso che si può attivare perché quei problemi si possano risolvere". La direttrice della Caritas Barbara Moschettoni sottolinea che il titolo della campagna che si porta avanti sulle fragilità è ‘rimanere in piedi’: "Lavoriamo stimolando la comunità al fianco dei poveri, delle famiglie e delle persone, in un cammino che ci vede coinvolti come chiesa e come comunità. Nei 2021 abbiamo già visto un incremento del 33 per cento delle persone che ci hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente, un totale di 20.489 interventi, tra distribuzione pacchi viveri, colloqui, distribuzione di vestiario e sussidi per affitti e bollette. Una voce questa che ci aspettiamo in grande aumento nei prossimi mesi".

Sono state 1817 le persone che si sono rivolte a Caritas, i volontari ci mettono impegno, amore e costanza: "Essenziale costruire progetti di lavoro, abbiamo incontrato 38 persone che sono state indicate per l’inserimento lavorativo con tirocini e inclusione sociale, 13 sono stati i percorsi attivati, non produciamo lavoro ma diamo un segno perché le persone possano vivere una esperienza che restituisce loro dignità, possono sperimentarsi e rimettersi in gioco". Forte il supporto ai giovani, il progetto Policoro li guida proprio nella ricerca del primo lavoro, li supporta alla scoperta di bandi e possibilità: "Solo negli ultimi mesi abbiamo incontrato 53 giovani, 18 sono stati inseriti a lavoro, abbiamo organizzato momenti di formazione, una ragazza è diventata così estetista, un’altra pasticceria, diamo occasioni che poi i ragazzi colgono". Sono stati invece 25 i ragazzi che hanno preso parte al servizio civile e si sono occupati degli altri, trovando insieme un progetto di vita e di lavoro: "AL volontariato bisogna educarsi, bisogna capire che fare del bene fa bene anche a se stessi. Ci lavoriamo con le scuole e con gli insegnanti di religione, proprio offrendo esperienze di questo tipo".

Angelica Malvatani