Don Vinicio: un nuovo welfare per gli anziani

Dopo gli anni della pandemia, nella comunità di Capodarco si torna a sollecitare un intervento mirato rivolto a giovani e sociale

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di Angelica Malvatani

La casa di Capodarco è un luogo fisico che parla di accoglienza, presa in carico, uno spazio di autonomia, privo di barriere. Gli ostacoli, qui, sono solo negli occhi di guarda, la normalità è un concetto pieno di sfumature. Riparte da qui il futuro del welfare,e nel modello che la comunità porta avanti da sempre, nel mettere le persone al centro di ogni intervento. Torna a lottare don Vinicio Albanesi (nella foto), torna a di parlare di nuovo di un welfare umano e lo fa com’è nel suo stile, coinvolgendo i protagonisti veri di ogni cambiamento. L’evento è in programma il 24 e 25 giugno, sarà una occasione nella quale le Comunità provano a fare il punto della situazione attraverso il confronto con l’assessore regionale Guido Castelli, il sociologo Stefano Laffi, Livia Turco, presidente della Commissione Interventi sociali e Politiche per la non autosufficienza, Marco Bentivogli di Base Italia. A discutere con don Vinicio e il direttore della comunità Riccardo Sollini ci saranno due ministri, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone. "Dopo due anni di silenzio, nei quali ci siamo occupati solo delle emergenze sanitarie – dice don Vinicio –, il sociale torna a sollecitarci in tutta la sua urgenza. Il punto di partenza di ogni discorso secondo me è la gestione degli anziani, oggi le case di riposo sono spazi senza più umanità, gestiti come aziende, nelle quali ci si prende cura dei nostri vecchi ma senza dare qualità al loro tempo. Li teniamo in vita, grazie ai progressi della scienza, ma poi non riusciamo a conservare la loro dignità, l’autonomia rimasta, le loro cose, gli affetti, le abitudini. Li facciamo stare in casermoni che sembrano ospedali, li nutriamo di cibo insipido, non teniamo conto dei loro bisogni". Don Vinicio, che su questo ha scritto il suo ultimo libro, ‘Welfare umano’, pensa a strutture diverse, più vicine alle persone: "Occorre riprendere gli ideali che, nel recente passato, hanno cambiato il volto dell’assistenza. Anche oggi sono presenti modelli rispettosi della dignità. Sono rimasti minoritari a fronte di legislazioni (nazionali e regionali) che tendono a omologare le persone in numeri: strutture numerose, minutaggio dell’assistenza, schemi di semplice degenza".

La persona non è la sua malattia, i suoi acciacchi, le cose che dimentica e quelle che ripete ossessivamente: "Io dico che ognuno ha diritto a vivere la vita, la più felice possibile. È lo stile di Capodarco ed è quello che vogliamo proporre e attualizzare, spazi, tempo, modi adeguati per farsi carico delle persone fragili, di tutte le persone".

L’incontro del 24 giugno è solo il primo passo concreto che don Vinicio intende compiere, nell’immaginare una nuova rivoluzione del welfare: " A Capodarco apriremo a breve una struttura residenziale per 12 posti letto, per disabili gravi e gravissimi. L’altra sfida riguarda gli adolescenti, abbiamo costruito il progetto per recuperare ragazzi in abbandono scolastico a Fermo e adesso ci chiedono di intervenire in tanti comuni. A breve partirà un corso di formazione per educatori, raggiungere i nostri giovani è la strada per cominciare a costruire una nuova cultura del rispetto e della dignità".