
La scoperta era stata fatta nel corso di un’operazione di vigilanza dei carabinieri nel contrasto alla criminalità economica e alla falsificazione di documenti
Fermo, 21 marzo 2025 – Contraffacevano documenti e certificazioni per percepire indebitamente bonus Inps e per il rilascio di permessi di soggiorno. Per questo motivo la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per un fermano di 53 anni, un albanese di 51 anni e un gambiano di 33 anni, entrambi residenti rispettivamente a Fermo e Porto Sant’Elpidio. Per i tre ora si profila il processo in cui dovranno rispondete di falso e truffa aggravata. La scoperta era stata fatta nel corso di un’operazione di vigilanza dei carabinieri nel contrasto alla criminalità economica e alla falsificazione di documenti. I militari dell’Arma avevano infatti concluso un’importante attività, sfociata nella denuncia dei tre individui implicati in un complesso schema di truffa e contraffazione.
Le indagini, condotte con meticolosità, avevano permesso di sgominare un’articolata attività illecita volta alla percezione indebita di fondi e alla contraffazione di documenti per il rilascio di proroghe di visti di soggiorno. Al centro di questa rete fraudolenta, un’azienda di consulenza con sede a Fermo, gestita da un italiano di 53 anni. Insieme a lui operavano, l’albanese e il gambiano anni, che fungevano da tramite con i richiedenti permessi di soggiorno e avevano contribuito, in concorso tra loro, alla creazione di una realtà aziendale e di rapporti di lavoro completamente fittizi.
Le azioni fraudolente, pianificate e messe in atto dai componenti dell’organizzazione, avevano portato alla percezione di erogazioni non dovute dall’Inps, e alla fabbricazione di documentazione falsa, utilizzata per ottenere il rilascio e la proroga di permessi di soggiorno di lungo periodo, basati su inesistenti rapporti di lavoro subordinato. L’intervento dei carabinieri non si era limitato al semplice deferimento dei responsabili, ma aveva anche permesso di annullare due rapporti di lavoro fittizi, con un conseguente recupero contributivo pari a 6.000 euro.
L’autorità giudiziaria era stata informata delle indagini e delle prove raccolte dal Nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri di Ascoli Piceno, e conclusione delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio per le tre persone coinvolte.
L’ispettorato del lavoro e le forze dell’ordine hanno eseguito, nelle ultime settimane, numerosi controlli per poter verificare l’effettivo inquadramento dei lavoratori nelle imprese e l’uso dei dispositivi di sicurezza per scongiurare incidenti sul lavoro. Numerose sono state le ditte del territorio in cui sono state riscontrate irregolarità, dai cantieri edili alle aziende agricole, fino ai calzaturifici. Le forze dell’ordine ricordano sempre l’importanza di denunciare eventuali ingiustizie.