Fontevecchia casa di arte e cultura Il museo apre le porte alla città

Taglio del nastro in centro alla presenza di autorità e tanti curiosi. Calcinaro: "È solo un primo passo"

Fontevecchia casa di arte e cultura  Il museo apre le porte alla città

Fontevecchia casa di arte e cultura Il museo apre le porte alla città

di Angelica Malvatani

Un respiro antico, che tutto racconta e che tiene in piedi l’identità di una città. È un po’ questo che si respira nella prima ala del museo archeologico civico della città che ieri è stato aperto al pubblico, ci saranno altre due sezioni e sarà qui, nell’ex collegio Fontevecchia, l’ingresso alle cisterne romane. Un momento di festa che ha visto ieri una grande partecipazione di fermani, di tecnici, di personalità, per dire che la cultura è un fatto di comunità, è aggregante. Il sindaco Calcinaro ha salutato i numerosi presenti che "fanno capire l’attenzione della città verso questo primo passo. La cultura nelle Marche è spina dorsale della regione e lo è assolutamente per la nostra città. Abbiamo numeri nei musei che hanno raddoppiato il periodo pre Covid, per far capire come la città può avere una prospettiva, un cambio di mentalità per un turismo che non è fenomeno passeggero ma economia strutturata. Quello che andiamo ad aprire non è solo un nuovo varco a un simbolo della città, le cisterne romane (ora sarà questo il nuovo ingresso; ndr), ma una nuova offerta culturale che a Fermo mancava, lo spazio archeologico che ha avuto solo una piccola sezione a Palazzo dei Priori. Oggi ricostruiamo la nostra storia, siamo città prepicena con i villanoviani, abbiamo tanto da scoprire".

Il sindaco ha parlato di un appalto che ha visto risorse per 15 milioni di euro, da qui al 2026 si arriverà alla conclusione di un percorso ricchissimo e tutto da vivere. Presenti il sovrintendente archeologia belle arti e paesaggio Giovanni Issini che ha sottolineato: "Devo citare il professor Carlo Slavich dell’università di Firenze, il contenuto di questo allestimento nasce da una collaborazione che si è instaurata proprio dall’ateneo, con l’archivio di Stato e il comune di Falerone. Dunque una nuova apertura che è frutto di una collaborazione proficua tra vari enti, l’attività di ricerca non si ferma alla sistemazione di questa prima parte che vede esposta la collezione archeologica dei fratelli Gaetano e Raffaele De Minicis".

Nel museo c’è anche la ricostruzione della casa dei De Minicis, con le sculture e i dipinti, con un respiro di grande bellezza, un allestimento curato da Francesca Giagni. Uno spazio che è orgoglio per tutte le Marche, lo ha sottolineato l’assessore regionale alla cultura Chiara Biondi: "Giornata importante, restituiamo alla comunità una memoria storica che non possiamo dimenticare, dobbiamo ringraziare coloro che hanno arricchito la collezione con la loro attenzione e passione. Stiamo cercando di lavorare con tutti quelli che si adoperano per valorizzare la cultura, cerchiamo di dare voce a quei musei magri più piccoli che da soli non riuscirebbero ad emergere. Vogliamo far conoscere la cultura in ogni suo aspetto, abbiamo costruito reti tematiche con una figura di direttore che coordinerà il lavoro, proprio per sostenere la cultura come motore di sviluppo dei territori". La conclusione al vescovo Pennacchio che ha dato la sua benedizione: "Fontevecchia era un convento domenicano, proprietà ecclesiastica dismessa, un tema urgente che desta preoccupazioni, per luoghi che rischiano di andare persi o destinati a usi poco rispettosi. Questo è un caso in cui un luogo così viene usato per far crescere la sensibilità culturale ed è un successo, anche come comunità cristiana".