"La Casina delle Rose deve restare pubblica"

Demos e gli ex allievi del Preziotti hanno iniziato un percorso per delineare il futuro dell’immobile al Girfalco. Lo consegneranno al Comune

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di Angelica Malvatani

Oggi ci sono i gatti di una colonia felina, i ricordi di un passato glorioso e un cielo azzurro e tiepido sopra la Casina delle Rose al Girfalco, un tempo albergo e punto di ritrovo, da decenni in rovina. È partita da qui l’associazione Demos che insieme agli ex allievi dell’istituto Preziotti ha messo in piedi un percorso di democrazia partecipata, per capire quale futuro possibile per quella struttura ma anche per il Girfalco tutto. un lavoro che oggi arriva alle battute finali, il 4 e il 5 luglio, sempre sul piazzale del Girfalco, si terranno gli stati generali, con oltre 110 persone iscritte, per tirare le conclusioni e avanzare proposte per il futuro. A coordinare il tavolo di lavoro è Carlo Di Marco che racconta come nelle quattro riunioni che già ci sono state alcuni esperti hanno delineato il metodo da seguire per impostare un futuro possibile: "Dagli incontri di urbanistica partecipata di luglio emergerà una proposta di attuazione che consegneremo all’amministrazione sperando che ne faccia buon uso. Abbiamo fatto una proposta di metodo che parte da un punto fermo: la Casina delle Rose deve restare pubblica e si dovrebbe prevedere anche il recupero della casa del custode. Serve una valenza pubblica". Massimo Temperini fa parte del tavolo degli esperti, ricorda il passato del Girfalco, è qui che tutto è cominciato, i palazzi del governo, le chiese più antiche erano qui: "Era in passato un giardino pubblico, ma qui c’era il mondo aristocratico. Vogliamo tornare a questa altura e godere di una nuova aria, facciamo una proposta di metodo, non diamo una soluzione. Era un luogo di incontri, di musica, di film, di svago, di feste dei giovani, vorremmo che tornasse così".

L’architetto Antonietta Adorante spiega che la strategia emersa nel corso degli incontri esclude qualsiasi alienazione: "Se c’è un’idea chiara le risorse poi si trovano, in Europa e nel Pnrr. Noi abbiamo provato a conoscere quello di cui si parla, per poi elaborare e dare immaginazione, siamo partiti dalla storia dell’ex hotel, poi dal contesto di tutto il girfalco, luogo urbano egemone, è un luogo che ha vocazione all’accoglienza, alla socialità, un elemento da salvaguardare dentro un contesto preciso". L’architetto vede qui un paesaggio culturale da costruire, con collegamenti con la città e percorsi culturali, con la storia e le prospettive future: "Idee che servono a far capire da dove nasce Fermo e dove vuole andare, collegamenti verticali, ascensori, scale mobili ma con una mappa culturale vera. Bisogna trovare un linguaggio universale che è l’arte declinata nelle sue varie forme, un luogo delle arti può essere la Casina delle rose". Anche Elvezio Serena sottolinea la necessità di immaginare una mobilità più dolce per raggiungere il Girfalco.