La Fermana vede la salvezza. Mosconi, rivoluzione gentile

"La squadra aveva bisogno di carezze, non di frustate" ha detto il tecnico dopo il blitz a Sassari. Otto punti in cinque partite e la speranza si è riaccesa.

La Fermana vede la salvezza. Mosconi, rivoluzione gentile

La Fermana vede la salvezza. Mosconi, rivoluzione gentile

"La squadra aveva bisogno di carezze, non di frustate": con una frase dopo la vittoria contro la Torres, mister Andrea Mosconi ha spiegato come ha attuato la sua rivoluzione gentile della Fermana. Partiamo dalla fine: quali sono i risultati di questo cambiamento? Otto punti in cinque partite, media punti quasi triplicata rispetto ai suoi predecessori, ma, soprattutto, ha riportato l’entusiasmo a Fermo. Il mister, fin dai suoi anni tra i dilettanti, è sempre stato inquadrato come un "sergente di ferro". Una determinazione con pochi eguali nel panorama, e l’ha dimostrata fin dalla sua prima partita al Recchioni contro il Pineto, sia con l’assetto tattico che con le parole. Occhio però, all’apparenza è un militare: fisico importante da ex portiere e occhi penetranti. Ma in realtà quel qualcosa in più lo prende dal cuore. Quando tutto sembrava perduto, nei post-partita continuava sempre a dire di crederci. Per un occhio esterno poteva apparire come un pazzo, vista la situazione di classifica. Eppure aveva visto qualcosa che nessuno aveva ancora visto: la forza del gruppo. Se contiamo tutte le volte che ha nominato questo aspetto, finiremmo domani mattina. La sua rivoluzione gentile nasce proprio dalle parole. Fateci caso, non ha mai detto una parola contro nessuno, zero. Persino quando contro il Pineto, al suo esordio assoluto tra i professionisti, non gli hanno dato due rigori solari. "Anche gli avversari hanno detto che era rigore, ma andiamo avanti": questo il suo unico intervento sull’argomento. Per il resto, in cinque partite, ha avuto solo elogi e ringraziamenti per il suo gruppo. Su queste colonne, il suo ex allenatore ad Arezzo Serse Cosmi gli ha aveva detto: "Deve essere lui il primo a crederci veramente in questa impresa, altrimenti il gruppo non lo seguirà". Mosconi aveva già recepito il messaggio, tant’è che i suoi cambiamenti si erano visti fin dalle prime battute del suo arrivo. Giandonato e compagni hanno dimostrato subito grande dedizione verso il lavoro e l’approccio del mister. La squadra all’allenatore gli dà del lei, "non c’ero abituato", ha affermato Mosconi dopo la gara contro la Torres. Un altro esempio della rivoluzione gentile di Mosconi è l’esultanza dopo la vittoria esterna in Sardegna. Appena la seconda in trasferta, per la prima volta i ragazzi ne avevano vinte due consecutive, l’euforia era comprensibile. Eppure, in campo non è volata nessuna bottiglietta, pochi urletti. Solo tanti abbracci tra compagni e staff e il saluto ai 26 tifosi arrivati fino a Sassari. Poi dritti negli spogliatoi con la testa già alla Lucchese: domenica alle 14 la gara al Recchioni. Nella notte tra domenica e lunedì i gialloblù sono rientrati dalla Sardegna, chissà cosa sarà passato nella testa dei giocatori mentre sorvolavano il Tirreno. Sicuramente quella cosa che inizia con "S" ora non è solo nei loro sogni.

Filippo Rocchi