I tentacoli della mafia pugliese anche nel Fermano. Arrestato elpidiense

In manette 54 persone in tutta Italia. Contestati estorsioni, intimidazioni e tentati omicidi. Il traffico di droga tra Olanda e Italia il fulcro degli affari

Polizia (foto archivio)

Polizia (foto archivio)

Fermo 6 giugno 2019 - Controllavano il traffico della droga e il racket delle estorsioni attraverso violenze ed omicidi. Una vera e propria mafia autonoma, con il quartier generale a San Severo di Foggia, che aveva allungato i suoi tentacoli anche nel Fermano.

Dopo anni di indagini, però, l’intero sodalizio, che faceva capo ai clan Nardino e La Piccirella, è stato sgominato dalla polizia con l’operazione “Aries”. Uno dei componenti della cupola, Antonio Volpe, 34 anni, di Sant’Elpidio a Mare, è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile di Fermo, che lo hanno colto di sorpresa nel sonno, mentre si trovava nella sua abitazione elpidiense. L’uomo, colpito da un mandato di custodia cautelare emesso dalla Procura distrettuale di Bari, è originario di San Severo, ma si era trasferito nel Fermano da alcuni anni.

In totale sono state 54 le persone finite in manette in dieci province italiane, dove la cupola faceva affari partendo da San Severo. Una maxi-operazione che ha permesso di smantellare i clan Nardino e La Piccirella, facendo finire in carcere anche i boss con le accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio. Tutte aggravate da finalità mafiose. Il sodalizio era ramificato in almeno dieci province: Fermo, Ascoli Piceno, Foggia, Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti e Teramo. I clan avevano contatti che arrivavano anche all’estero, fino all’Olanda, per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti.

Le estorsioni e la droga erano il fulcro degli “affari”, la mafiosità l’arma per intimidire e controllare il territorio, piegandolo ai propri voleri, in una fase espansiva. Nel corso dell’inchiesta sono stati accertati diversi episodi intimidatori, come un’estorsione ai danni di un commerciante, che si è visto danneggiare a colpi di mitra l’abitazione, il negozio e l’auto, o come il tentato omicidio di due coniugi, mai denunciato per paura di ulteriori ritorsioni. Poi la sfida diretta allo Stato con una raffica di colpi di arma da fuoco sparati contro un’auto della polizia parcheggiata davanti ad un albergo. Una sfida a cui però lo Stato ha risposto facendo squadra e sferrando un duro colpo alla criminalità organizzata.