PAOLA PIERAGOSTINI
Cronaca

"Non ci si può più fidare del mercato americano"

Gaetano Ugo Agostini, titolare del Frantoio Agostini: "Stiamo incentivando l’export in Giappone e Corea"

Gaetano Ugo Agostini, titolare del Frantoio Agostini di Petritoli, il più grande produttore delle Marche

Gaetano Ugo Agostini, titolare del Frantoio Agostini di Petritoli, il più grande produttore delle Marche

Anche l’olio è tra i prodotti soggetti all’applicazione del dazio doganale americano. A parlarne Gaetano Ugo Agostini, titolare del Frantoio Agostini di Petritoli, che con la produzione annuale di 200 mila litri di olio extravergine, si attesta come più grande produttore delle Marche. Il frantoio Agostini, con 80 anni di storia alle spalle, esporta il 40% di produzione, diretta in vari paesi tra cui America, Giappone, Inghilterra e dell’Unione Europea. "Abbiamo aperto ai mercati esteri da circa dieci anni – dice Agostini – registrando un costante aumento nel tempo. Nel 2024 ad esempio, abbiamo avuto un incremento del 10% di export sul 2023". Anche per Agostini, lo spettro dei dazi doganali si traduce in ostacoli commerciali. "Premesso che ad oggi non ci sono certezze sull’applicazione dell’aliquota – dice – la manovra trumpiana destabilizza e genera incertezze, perché quello americano è il primo mercato estero per l’olio italiano". Se da una parte i dazi porterebbero ad una contrazione delle importazioni e preoccupazione per i produttori, dall’altra la situazione, secondo Agostini, va analizzata anche dal punto di vista ottimistico. Quello cioè che lega il mercato dell’olio italiano in America, al riconoscimento dell’alta qualità del prodotto e alla cultura della dieta mediterranea di cui l’olio ne è ‘principe’. "Il nostro olio – spiega Agostini – viaggia su una fascia di mercato alta, per cui il consumatore statunitense è abituato al congruo target economico. E’ altrettanto vero che questo aspetto non basta per rasserenare gli animi dei produttori, costretti a fare i conti con la ripercussione della politica doganale trumpiana che genere disordine sul mercato". Un disordine che Agostini teme come ripercussioni nel prossimo anno. "In questo ultimo mese i nostri clienti hanno acquistato olio per coprire il fabbisogno del 2025. Prevedo pertanto problemi di vendite per il 2026 anno in cui è ipotizzabile un raccolto abbondante. Per questo siamo in costante contatto con il nostro importatore che ad ora non manifesta preoccupazione in merito. Nel contesto dei dazi va anche valutata la cultura del benessere dell’olio, le cui qualità salutistiche ci permettono di guardare con prospettiva ottimista alle vendite, pur restando le incertezze di mercato". A fronte di questa incertezza, Agostini cerca nuove strategie di marketing. "Seppur non ci sia evidenza del dazio – dice – è certo invece che non ci si possa più fidare del mercato americano. Per questo stiamo incentivando il mercato del Giappone e Corea che apprezzano olio di alta qualità. A tale scopo parteciperemo all’Expo di Osaka per fare promozione con l’obiettivo di stipulare contratti volti a sopperire il mercato statunitense. Nel frattempo spero che l’amministrazione americana si ravveda perché una guerra commerciale non fa bene a nessuno".

Paola Pieragostini