Omicidio Biancucci, c’è un quarto uomo?

Montegiorgio, caccia alla mente che potrebbe non aver partecipato alla rapina. Proseguono le indagini

La vittima Maria Biancucci

La vittima Maria Biancucci

Montegiorgio (Fermo), 20 gennaio 2019 - Se da una parte il giallo legato all’omicidio di Maria Biancucci sembra ormai essere abbastanza svelato, dall’altra c’è ancora un tassello del puzzle che potrebbe mancare per chiudere definitivamente il cerchio sulla tragica vicenda. Dopo l’arresto del 48enne di Porto Sant’Elpidio Dante Longo, del nipote, Sebastiano Piras, 35enne della provincia di Ascoli, e della compagna bulgara, la 45enne Zlatina Iordanova, si indaga ancora per dare un nome e un volto ad un presunto quarto uomo. I carabinieri stanno scavando su un fantomatico mister X, che sicuramente non ha preso parte alla rapina finita male in casa della 79enne di Alteta di Montegiorgio i figli della vittima). Il cosiddetto quarto uomo potrebbe essere la mente del colpo, la persona che, sfruttando le conoscenze di Longo, avrebbe progettato la rapina per poi farla compiere materialmente al 48enne elpidiense e a suo nipote, con l’aiuto della donna bulgara.

Omicidio Biancucci, 2 giorni prima l'assassino era in casa della donna

Gli inquirenti al momento tengono tutto nel massimo riserbo, ma non è escluso che la complessa indagine che ha permesso di sgominare la banda, possa avere un ultimo colpo di coda. Fin da subito le attenzione dei carabinieri si erano concentrate sul Longo e la sua compagna, solo nel novembre scorso era entrato in scena Piras. Per incastrare Longo, arrestato qualche mese fa, l’attività era consistita nell’analisi dei filmati delle telecamere pubbliche e private presenti sul territorio, dei tabulati telefonici nonché della comparazione dei profili genetici emersi nell’attività di sopralluogo, che sono risultati compatibili.

Il nome del nipote di Longo era emerso soltanto a novembre, durante un interrogatorio al 48enne elpidiense, e la pista era stata subito battuta dagli inquirenti. Anche in questo caso, per inchiodare il 35enne, fondamentale è stata la comparazione delle tracce di dna rinvenute sulla scena del crimine. La Iordanova invece è la persona che avrebbe accompagnato in auto la banda sul luogo del delitto e avrebbe anche fatto da palo durante la rapina. Gli investigatori, oltre ad aver visto dalle registrazioni della videosorveglianza l’auto della donna passare in zona con lei ed altri due uomini a bordo, hanno individuato il cellulare in uso alla Iordanova, agganciato alla cella telefonica di Rapagnano – vicino ad Alteta di Montegiorgio - proprio nell’orario in cui si era consumata la tragedia.