Stavano effettuando lavori di ristrutturazione in un palazzo del centro storico quando, all’interno di una cantina, hanno rinvenuto un ordigno esplosivo. Momenti di paura ieri mattina in via Recanati dove gli operai di un’impresa edile hanno rinvenuto una bomba da mortaio inesplosa. Il responsabile del cantiere, intorno alle 9, ha immediatamente allertato la polizia, che giunta sul posto ha subito messo la zona in sicurezza transennandola, per poi bloccare ogni accesso al palazzo ed evacuare le zone circostanti. Sono stati attimi concitati, anche per il timore che l’ordigno portato alla luce potesse esplodere da un momento all’altro e provocare danni all’immobile e alle persone. Gli uomini della questura hanno isolato la zona a tempo di record, per poi pattugliarla e impedire che qualcuno potesse avvicinarsi. Subito dopo gli agenti hanno raggiunto il vano dove era stato ritrovato l’ordigno e si sono resi conto che si trattava di una bomba da mortaio inesplosa. Un ordigno estremamente pericoloso se innescato e se con il percussore ancora funzionante.
A quel punto sono stati allertati gli artificieri dell’esercito che si sono recati sul luogo del ritrovamento per esaminare l’ordigno bellico. Gli specialisti si sono subito resi conto che si trattava di una bomba da mortaio risalente alla seconda guerra mondiale e, dopo esser entrati in azione, hanno scoperto che era stata inertizzata, ovvero svuotata della polvere esplosiva contenuta nel serbatoio. In quel momento l’allarme è subito rientrato, gli artificieri hanno asportato l’ordigno e la zona è stata riaperta al traffico e alle persone. Alla fine tanta paura, ma fortunatamente nulla di grave. La polizia, però, ha avviato le indagini per stabilire come quell’ordigno sia arrivato nella cantina del palazzo in ristrutturazione. Non è escluso che la bomba potesse trovarsi lì già dai tempi della seconda guerra mondiale, anche se l’ipotesi più accreditata e che sia stata acquisita da qualche appassionato, neutralizzata e poi tenuta come oggetto da collezione, dimenticato poi in cantina.
Fabio Castori