Peste suina a Roma: allevatori preoccupati

Con un caso registrato nella capitale il virus si sta avvicinando molto: aumento di cinghiali nelle zone abitate e allarme Coldiretti

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La presenza dei cinghiali e i danni che gli ungulati stanno provocando alle colture e non solo, preoccupa più della peste suina: gli allevatori dell’area montana da anni sollecitano la politica nell’adottare contromisure più efficaci contro il proliferare degli ungulati nel territorio.

Pochi giorni fa la Coldiretti di Ascoli e Fermo, ha invitato istituzioni e allevatori a prendere in considerazione il problema della peste suina. Infatti, è stato registrato un caso di peste suina su un cinghiale rivenuto nella riserva naturale dell’Insugherata (Roma) che dista meno di 120 chilometri dai Sibillini, e visto il proliferare dei cinghiali sulle nostre montagne, il pericolo è più che mai reale.

Va precisato che al momento nelle province di Ascoli Piceno e Fermo ancora non sono stati segnalati casi di peste suina, ma la preoccupazione è molto forte. "Ascoli è da sempre vicina a Roma ed è per questo che parliamo di allarme rosso" spiega Armando Marconi presidente della Coldiretti Ascoli, che lancia l’ennesima denuncia rispetto a una fauna selvatica fuori controllo con l’emergenza che stavolta non si ferma all’assedio permanente di campagne e città, ma si allarga al rischio di uno tsunami economico per l’intera provincia. La peste suina non è trasmissibile agli esseri umani, ma altamente contagiosa e mortale per i maiali che entrano a contatto con i cinghiali infetti. "È una situazione – spiega il presidente Marconi – che denunciamo da anni. I cinghiali sono troppi e molti agricoltori hanno già rinunciato ad alcune colture visto l’impossibilità di effettuare la raccolta. La peste suina, ora, mette a repentaglio la stessa esistenza delle aziende agricole, soprattutto quelle zootecniche. Basta un caso per costringere l’allevatore all’abbattimento di tutti i suoi capi. I danni aumentano giorno dopo giorno".

Alessio Carassai