"Qui la vegetazione ha sommerso il fiume"

Chi vive a lavora nei dintorni dell’Ete chiede da tempo un intervento, ma non è chiaro di chi sia la responsabilità

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Lo ripetono da anni, telefonano, chiamano, chiedono aiuto, ma la risposta è sempre la stessa: "Non è di nostra competenza". Chi vive e lavora vicino al fiume Ete confessa di aver perso la speranza e teme che possa arrivare anche qui, da un momento all’altro, un disastro ambientale. Fanno undici anni dalla disastrosa alluvione che ha allagato fabbriche e case, da allora c’è stato un grande lavoro che di fatto ha modificato il corso del fiume ma che non ha risolto i problemi, anzi: "Il fiume adesso corre proprio dalla parte delle nostre aziende – spiegano gli imprenditori della zona –, ci aspettiamo il peggio. Il problema è che non si provvede a fare la manutenzione ordinaria, quella che dovrebbe tenere pulito il corso del fiume togliendo rami e tronchi che si accumulano formando delle disastrose dighe con la conseguente esondazione". Stesso scenario all’altezza dei Sacri Cuori dove il ponte e il corso del fiume sono praticamente sommersi dalla vegetazione, quasi cancellati: "Se comincia a piovere anche da noi il ponte ci mette un attiamo ad otturarsi. Temiamo anche noi un’esondazione e non sappiamo più a chi chiedere. Il Comune non è competente, la Provincia non è più competente, la Regione non ci risponde. Eppure ci ricordiamo tutti quello che era successo nel 2011, a Casette d’Ete abbiamo avuto delle vittime, noi rischiamo di perdere tutto. Continuano a dirci che è tutto sotto controllo, che va tutto bene ma a noi non sembra proprio". La speranza è che il dramma vissuto solo due giorni fa nelle Marche porti consiglio e convinca chi può ad intervenire con la manutenzione di tutti i fiumi: "Ripetiamo, il problema è capire chi ha la responsabilità di questi lavori ma anche chi ne ha le capacità perché quello che abbiamo visto finora sono stati solo interventi sbagliati, devastanti per il fiume, assolutamente peggiorativi. Oggi è tempo di cambiare rotta, prima che sia troppo tardi".

Angelica Malvatani