"Ripartiamo dai giovani e dal sociale"

Il direttore della comunità di Capodarco sulla tragedia di Civitanova: l’indifferenza delle persone mi spaventa

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Ha toccato il cuore dei fermani la tragica vicenda di Civitanova Marche, la fine assurda di Alika Ogorchukwu, venditore ambulante di origine nigeriana, pestato a morte in pieno centro. Un episodio ripreso dalle telecamere dei cellulari, una storia su cui non si può tacere, come sottolinea il direttore della Comunità di Capodarco, Riccardo Sollini: "Il silenzio si tramuta in immobilismo è forte e ce lo dimostra, senza andare troppo lontano, il fatto che nessuno sia intervenuto nel centro di una città di mare che in questo periodo è piena di persone".

Sollini ha da Capodarco un osservatorio privilegiato, da qui si notano ingiustizie e discriminazioni nei confronti dei più fragili. Quali interrogativi ci pone la storia di Alika? "Siamo diventati davvero una società indifferente? Quali sono i meccanismi umani che portano a non intervenire in una situazione del genere? La paura, l’incapacità di capire la reale portata dell’evento, di prevedere la tragedia che di lì a breve sta per accadere, la mancanza di empatia, l’assuefazione alle immagini". Secondo il direttore di Capodarco il problema non è nemmeno il razzismo, nei confronti di una persona di colore. "Semmai – spiega – quello che sentiamo è schifo della povertà, non siamo razzisti per il colore della pelle, lo siamo di fronte a chi puzza di povertà". Sollini ricorda l’episodio finito agli onori della cronaca solo qualche giorno fa, con un giocatore del Milan perquisito come sospetto e poi subito rilasciato non appena accertata la sua identità: "Con il giocatore del Milan è bastato accertare il suo stato di milionario per scagionarlo da qualsiasi questione. A Civitanova di fatto è successo qualcosa di simile, a scatenare tutto nel ‘cinema cittadino’ che ha osservato in silenzio, è proprio che lo strattone, l’insistenza proveniva da un mendicante, dubito fortemente che in una stessa situazione portata avanti da un’altra persona, il tutto sarebbe scorso con tanto silenzio. Il razzismo si attiva in ogni momento quando si distingue tra noi e loro. Poi possiamo parlare del concetto di persona integrata che per vivere chiedeva l’elemosina, qualcosa evidentemente non torna. Inutile dire che sono allibito e che la macchina elettorale che si schiera a tifoseria mi fa ancora più orrore, ma ancora di più, con orrido pensiero di ignavi, me lo fanno tutti quelli fermi a guardare".

Un’ultima raccomandazione alle giovani generazioni: "La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono illusione futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ripartiamo dai nostri giovani, ricostruiamo con loro un tessuto sociale che sia civile e giusto".