ANDREA AGOSTINI *
Cronaca

"Selezione nei locali? Il green pass è illegale"

La certificazione verde o un tampone negativo possono essere utilizzati solo nei limiti di precise linee guida. Manca una normativa completa

di Andrea Agostini *

Tutti siamo stanchi della pandemia, di rischiare la salute o addirittura la vita, come accaduto a 130 mila italiani che oggi non sono più tra noi, a causa di un virus che dalla sera alla mattina ha stravolto le nostre abitudini e frantumato libertà che davamo per scontate. Lo spirito di sopportazione di sacrifici volti a contenere la diffusione della malattia, complice l’estate, ha raggiunto il limite, così il Governo ha deciso di allentare la presa al fine di evitare disordini sociali. Via la mascherina e vai di green pass, così si torna a viaggiare preferibilmente verso destinazioni “Covid Free”.

Dal turismo al commercio il passo è breve, così si propongono locali “liberi dal Covid” con accesso riservato esclusivamente a coloro che esibiscano all’ingresso la certificazione verde o un tampone negativo. Si tratti pure di una mera iniziativa commerciale, la sicurezza è comunque un valore e pertanto l’iniziativa è assolutamente apprezzabile, peccato che sia illegale.

Il green pass può essere utilizzato solo secondo legge e nei limiti di precise linee guida. Salvo si tratti di “feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose”, nulla infatti è previsto per i locali pubblici. Pertanto decidere di impedire l’ingresso a taluno in ragione dell’esibizione di una carta attestante lo stato di salute, si risolve in una selezione arbitraria e illegittima. Per comprendere i termini della questione basta mi domandi se posso tener fuori dal locale gli avventori a seconda del colore della pelle. Ovviamente no. Stessa cosa per la salute, la discriminazione non cambia. E se all’ingresso mi “buttassero” fuori? Violenza privata, minacce, lesioni … le ipotesi di illecito penale non mancano. Se poi consideriamo i possibili assembramenti esterni al locale che potrebbero verificarsi all’ingresso, quindi i rischi di salute pubblica che si verrebbero a creare e con essi di sanzione amministrativa per il gestore che si è arroga inesistenti diritti di selezione, facile comprendere che professarsi pubblicamente esercizi covid free oggi è un problema e non una soluzione.

Quest’ultima compete al Governo che però ad estate inoltrata ancora sembra non aver compreso che aggregazione e assembramento sono una condizione naturale di libertà non più sopprimibile.

* Avvocato