Siccità e raccolto in crisi "Grano in calo del 35%"

Acciarri, produttore e presidente di Confagricoltura, parla di una situazione mai capitata negli ultimi 30 anni: "Grande incertezza anche sulle semine"

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di Paola Pieragostini

La siccità e il rincaro dei prezzi, continuano a mettere a rischio l’economia agricola e il futuro delle aziende che si trovano ad affrontare troppe difficoltà. Tra tante, quelle che investono il settore della cerealicoltura, con la campagna di raccolta di grano prossima al termine ed un bilancio fortemente negativo. A spiegare perché, Mauro Acciarri, presidente Confagricoltura Ascoli Fermo, produttore di grano, titolare di centri stoccaggio cereali e oleaginose e agenzie di rivendita di prodotti per l’agricoltura con servizio di assistenza agronomica, dislocati nelle province di Fermo e Ascoli.

In che percentuale è stata effettuata la mietitura e che bilancio è possibile fare?

"E’ stata fatta per l’80% quindi volge al termine e ci troviamo davanti ad un bilancio fortemente negativo a causa della siccità che ha generato un calo di raccolto a fronte dell’aumento dei costi di produzione".

Qual è l’entità della perdita di produzione per ettaro.

"Mediamente un 35, 40% di produzione in meno. Si è passati da una media di produzione per ettaro in condizioni normali che va dai 45 ai 50 quintali per ettaro alla media di 30, 35 quintali per ettaro di questa stagione. Condizione che non ricordo essersi mai verificata negli ultimi 30 anni. Credo che l’Italia faccia il record negativo di produzione e che le Marche chiudano la mietitura 2022 con un paio di milioni in meno di quintali di grano".

Al calo del raccolto, si unisce l’aumento dei costi di produzione.

"L’aumento del prezzo del gasolio e dei concimi hanno inciso molto sul costo di produzione per ettaro, che è passato da circa 900 euro, ai 1500. Quindi, con questi costi e una produzione di 30 quintali per ettaro, il produttore è fortunato se va in pareggio".

Il prezzo del grano è però aumentato?

"Lo scorso anno il grano si vendeva a 300 euro a tonnellata, quest’anno 500 euro. Questi sono i prezzi sotto trebbiatura. Ma non c’è produzione e gli stessi prezzi subiranno le variazioni legate ai listini di borsa e alle importazioni".

Lei conosce bene il ciclo di produzione del grano. Quali previsioni è possibile fare per la semina a raccolto 2023?

"Le semine si programmano a metà ottobre e già da adesso solitamente si organizza quello che diventerà il piano effettivo di semina. Ma attualmente siamo difronte ad una spaventosa incertezza. Si parte da un unico punto fermo, il più aspro, che è quello dell’aumento dei costi di produzione che hanno raggiunto il 50%. Costi certi e ricavi incerti di fronte ad un sistema finanziario che non tutela l’agricoltore e una politica agricola che lo costringe a elevati rischi, compromettono economia e sviluppo".