Siccità, in Valdaso raccolti a rischio "Ma l’acqua è bloccata a Gerosa"

Coldiretti dipinge il quadro fosco della situazione idrica di tutta la zona, con colture in sofferenza e imprenditori stremati. Poi la denuncia: "Inaccettabile che i rilasci dalla diga giungano a singhiozzo"

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La siccità continua a danneggiare la produzione ortofrutticola della Valdaso mettendo a rischio l’intero raccolto e gli agricoltori non possono neppure intervenire con l’irrigazione perché l’acqua nei canali a scorrimento arriva col contagocce e a singhiozzo. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti Ascoli Fermo nell’aver appreso la notizia dal Consorzio di Bonifica che il problema della mancanza d’acqua nel reticolo irriguo è causato dalla non regolarità con cui l’Enel gestisce l’acqua di rilascio dalla diga di Gerosa. "Oltre al danno la beffa – tuona Armando Marconi, presidente interprovinciale della Coldiretti piceno fermana – e a pagarne le conseguenze sono le imprese agricole, ormai allo stremo delle forze; è inammissibile che gli attuali rilasci dalla diga di Gerosa giungano all’impianto del Consorzio di Bonifica a singhiozzo soprattutto in uno straordinario periodo siccitoso come quello che stiamo vivendo".

"Bene ha fatto il Consorzio di Bonifica a intimare all’Enel di correggere tempestivamente la gestione della risorsa idrica, pena la sospensione della concessione di derivazione tramite l’intervento della Protezione Civile Regionale". A livello infrastrutturale, la Valle dell’Aso necessita di un insieme di interventi – prosegue l’organizzazione degli agricoltori – che vanno dal ripristino del livello pre-terremoto della diga di Gerosa al completamento dell’impianto a pressione in bassa valle (e più precisamente da Moresco ad Altidona per la sponda a sud del fiume e da Montefiore a Pedaso per la sponda a nord del fiume) per un totale di circa 9 chilometri.

"Da quel che ci risulta – commenta Marconi – esiste un progetto del Consorzio per l’ammodernamento dell’infrastruttura idraulica a servizio dell’agricoltura, ma mancherebbe solo qualche dettaglio perché possa definirsi esecutivo. Un impianto a pressione non è una spesa, ma un investimento perché evita lo spreco di acqua derivante dalla dispersione, dall’evaporazione e dall’inutilizzo (poiché se non utilizzata, l’acqua viene riversata in mare) e consente maggiore possibilità di accumulo".

"Basti pensare – conclude Marconi – che l’acqua introdotta nel sistema di scorrimento è il doppio di quella immessa nell’impianto a pressione ma in bassa valle ne arriva meno della metà. Inoltre, questo tipo di ammodernamento infrastrutturale non soltanto ridurrebbe i costi di manutenzione e di pulizia del reticolo irriguo quanto, soprattutto, consentirebbe di aumentare le superfici coltivate generando nuovi insediamenti ulteriori posti di lavoro e garantendo ai consumatori la possibilità di acquistare prodotto locale".