Fermo, sindrome di Down. La gioia di Romeo è il miracolo dell'amore

Il ragazzo ha avuto la leucemia: i genitori gli sono rimasti accanto ogni attimo

Romeo con i genitori Romano e Antonietta e con la sorella Romina che gli è particolarmente affezionata. Nelle foto piccole Romeo da piccino e in versione sportiva

Romeo con i genitori Romano e Antonietta e con la sorella Romina che gli è particolarmente affezionata. Nelle foto piccole Romeo da piccino e in versione sportiva

Fermo, 30 novembre 2018 - Quando è nato, Romeo era un bambino bellissimo, pieno di capelli, con gli occhietti leggermente allungati. Il papà, Romano Lepore, ha avuto un mancamento quando gli hanno detto che aveva la sindrome di Down, in gravidanza non c’era stato nessun segnale in questo senso. Solo un attimo e poi il cuore si era allargato e quel figlio è stato coperto d’amore, con mamma Antonietta che non ha avuto alcun dubbio e di lasciarlo non ci ha pensato nemmeno un secondo. A Romeo dicevano che non avrebbe mai fatto niente, che quasi sicuramente non avrebbe parlato e nemmeno fatto una corsa come gli altri bambini. Antonietta e Romano non ci hanno mai creduto: «Stiamo parlando di 25 anni fa, ormai - raccontano - oggi ci sono più occasioni e conoscenza, di sicuro. All’epoca ci siamo sentiti un po’ soli, gli psicologi sono arrivati ad appoggiarci solo in un secondo momento. La svolta è stata quando abbiamo conosciuto una famiglia che aveva un bimbetto con la sindrome di Down che era vivace e allegro, come tutti i bimbi. Lì ci siamo tranquillizzati e siamo andati avanti».

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Aveva solo due anni Romeo quando la vita gli ha messo davanti il primo inciampo: «Con un po’ di fatica siamo riusciti a capire che problema avesse - racconta Antonietta - gli hanno diagnosticato una leucemia piuttosto aggressiva e siamo rimasti in ospedale per tre mesi, ad Ancona. Io avevo anche l’altra figlia piccola, aveva 7 anni la mia Romina, l’ho dovuta lasciare per seguire lui anche se mi davano poche speranze. Ha fatto tre cicli di chemio, era veramente sfinito, le labbra disidratate. Io e suo padre però non ci siamo mai arresi, siamo stati con lui giorno e notte e gli abbiamo bagnato le labbra per aiutarlo, per farlo stare meglio. Lui ci guardava con i suoi occhietti vispi, capiva tutto e per piangere dovevo chiudermi in bagno che sennò se ne accorgeva». Romeo ha una sorella bellissima, all’epoca era piccola e aveva il terrore degli aghi ma per lui si è fatta fare il prelievo, per vedere se il suo midollo poteva essere compatibile. Non lo era, sembrava non ci fosse niente da fare.

Un giorno, il miracolo, i valori sono tornati a salire, Romeo ha ripreso a star bene, a giocare e a sognare: «E’ un capitolo che ci siamo lasciati alle spalle, a fatica ma ci siamo riusciti, raccontano ancora mamma Antonietta e papà Romano, poi abbiamo vissuto tutto quello che si poteva, Romeo è andato a scuola, si è diplomato all’Alberghiero, è un ragazzo pieno di risorse e di tenerezza». Sempre a caccia di autonomia, è stato uno dei primi a vivere il centro estivo a Montepacini, amico di tutti, entusiasta di tutto, innamorato dalla sua volpina, la piccola Neve: «Oggi Romeo nuota nella squadra di Fermo, gioca a calcio al Soccer Dream Montepacini, ha imparato a non seguire i compagni che gli facevano fare cose sbagliate, ha imparato a riconoscere il bene e il male. Stiamo aspettando che si liberi un posto al centro diurno La bottega delle idee, per riempire il suo tempo, oggi viene con noi nel nostro lavoro di ambulanti, di sicuro ci vogliamo bene e lui è vissuto sempre e solo circondato d’amore». A chi si trova oggi a vivere una disabilità la famiglia Lepore consiglia: «Non restate soli, confrontatevi con chi ci è già passato, capirete che ci sono possibilità infinite e che la bellezza si può sempre coltivare».