Tamerici, fonte d’ispirazione per grandi poeti

Sono state citate nelle loro opere da D’Annunzio, Virgilio, Montale e Omero. Ma qui verrano tagliate per far posto ai parcheggi .

Tamerici, fonte d’ispirazione per grandi poeti

Tamerici, fonte d’ispirazione per grandi poeti

Piante belle e delicate nei colori ma anche resistenti ed adattabili, dalle Tamerici hanno preso ispirazione grandi poeti. Solo a Porto San Giorgio sembra non ne venga riconosciuto il valore né apprezzata la bellezza da parte dei pubblici amministrazioni tanto da ipotizzare di farne legna da ardere. Ne avranno il coraggio? Lecito dubitarne sia per l’atto in sé sia per la contrarietà della maggior parte della popolazione. Che cosa ne penserebbero uomini illustri, di cultura e poeti che alle tamerici si sono ispirati. Non è difficile immaginare che si ergerebbero in loro difesa "Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse". Dalla poesia "La pioggia nel pineto" di Gabriele D’Annunzio .Il poeta abruzzese non è il primo né il solo a fare riferimento alle tamerici. Il poeta Giovanni Pascoli intitola la sua prima raccolta di poesie Myricae, parola latina utilizzata anche da Virgilio che significa, appunto, tamerice, Le tamerici sono presenti anche nella poesia "Fine dell’infanzia" di Eugenio Montale, presente nella raccolta Ossi di seppia..."non erano che poche case/di annosi mattoni, scarlatte,/e scarse capellature di tamerici pallide...".

La tamerice è anche, nel videogioco "Age of Mythology", un albero all’interno del quale si trova un pezzo del corpo di Osiride. Virgilio nelle Bucoliche le cita: "non omnis arbusta iuvant humilesque myricae" ("Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici"). Dio paragona l’uomo che confida nell’uomo, che fa della carne il suo braccio ed il cui cuore si è allontanato dal Signore ad una tamerice: quando giunge il bene egli non lo vede, abita in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti. (Geremia 17:6); nell’Iliade di Omero, Adrasto, incalzato da Menelao, inciampa col cavallo in un cespuglio di tamerici; nel libro ‘I sette pilastri della saggezza’ vengono citate più volte come piante del deserto arabico. Dunque, tutto quanto premesso se ne deduce che illustri personaggi del passato pur indirettamente suggeriscono, ma basterebbe il buon senso che: "le tamerici del lungomare sud restino dove si trovano da oltre 50 anni a caratterizzare un quartiere della città rendendolo più bello e suggestivo con la loro presenza".

L’abbattimento di quelle piante servirebbe per lasciare spazio a 30/40 posti auto. Quindi a lavori sul lungomare sud effettuati la vista di macchine in sosta sostituirà quella di tamerici vaporose e piene di vita. Non c’è paragone, ovviamente. Ma è proprio questo il tipo di riqualificazione che si intendeva dare al lungomare?

Silvio Sebastiani