Fondi terremoto, l’ex sindaco Rossi assolto dopo 7 anni

L’ex primo cittadini di Montefalcone era stato accusato di aver ingiustamente chiesto fondi per una strada già danneggiata dall’alluvione: un calvario giudiziario iniziato nel 2016

Adamo Rossi, assolto dopo 7 anni d'incubo

Adamo Rossi, assolto dopo 7 anni d'incubo

Fermo, 28 maggio 2023 – Un’odissea giudiziaria durata sette anni e un’accusa ingiusta che, al termine del processo, è risultata inesistente. E’ la drammatica storia di Adamo Rossi, il 60ennne ex sindaco di Montefalcone, finito nelle rete della giustizia con l’accusa di falso ideologico. L’ex primo cittadino, difeso dall’avvocato Fabrizio Cesetti, è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.

A conferma dell’infondatezza dell’accusa va detto che anche lo stesso pm, al termine della discussione, ha chiesto l’assoluzione. L’indagine prende il via nel 2016, quando Rossi finisce nel mirino della polizia giudiziaria insieme al responsabile tecnico di una ditta di Ascoli Piceno. Le accuse sono diverse, ma vengono archiviate già in sede istruttoria, tranne quella di falso ideologico per aver attestato falsamente, secondo il pm, l’urgenza dei lavori di ripristino di una strada distrutta dal sisma avvenuto nelle Marche nello stesso anno.

Secondo l’accusa, però, i danni erano già stati creati dagli eventi alluvionali del marzo del 2016, quindi precedentemente al terremoto. Ad incastrare erroneamente l’ex sindaco di Montefalcone sono alcune intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura della Repubblica di Macerata per fare luce proprio sui alcuni finanziamenti relativi al sisma. Per competenza territoriale, gli atti vengono trasmessi alla Procura della Repubblica di Fermo e, al termine delle indagini, il sostituto procuratore chiede e ottiene il rinvio a giudizio per Rossi e per il responsabile tecnico della ditta.

Nel 2019 prende quindi il via il processo, che andrà avanti per ben sette udienze, davanti al giudice del tribunale di Fermo, Mila Bondi Ciutti. Nel corso del processo viene svolta un’accurata attività dibattimentale durante la quale viene ascoltato l’unico teste dell’accusa, che sostanzialmente conferma quanto dichiarato in fase istruttoria. Da contraltare fanno le audizioni dei testimoni della difesa e in particolare quella dell’allora dirigente regionale della Protezione Civile incaricato di accogliere e di finanziare le richieste di fondi. E proprio lui a confermare che la strada in questione era stata danneggiata dall’alluvione, ma che in seguito era stata resa inagibile dal terremoto mentre i lavori di ripristino erano in corso. Durante l’audizione il dirigente del Protezione Civile, afferma che è stato giusto finanziare interamente quei lavori con i fondi del sisma. Sono testimonianze che rafforzano in modo determinante la tesi della difesa ed emerge che l’attestazione nella determina in questione, asseritamente ritenuta falsa, non è altro che un mero errore commesso in buona fede dal colui che ha redato l’atto. Emerge inoltre che quell’attestazione è irrilevante ai fini del finanziamento. Al termine del processo sono tutti concordi nel chiedere l’assoluzione dell’ex sindaco. Assoluzione che viene confermata dopo un incubo durato sette anni.