"Addio Garbe, piangiamo il nostro campione"

Strazio ai funerali del ragazzo di 27 anni morto nello schianto, nella chiesa di Codigoro i compagni della squadra di calcio

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di Claudio Castagnoli

Un ultimo gesto d’amicizia, riconoscenza e onore, è stato l’abbraccio stretto, forte e doloroso – tutti in cerchio con la testa bassa a nascondere i visi rigati dalle lacrime –, davanti al carro funebre che trasportava ‘Garbe’ Stefano Garbellini. Il giovane, che nella Nus Codigorese, è morto a 27 anni rientrando dall’allenamento, in un impatto frontale con un’altra auto. Era il 1° dicembre quando la sua vita è finita. La Codigorese schierata con striscioni e 100 calciatori, con la maglia granata di "Garbe" – con il numero 3 – posta sulla bara, una maglia che amava. Nel funerale, ieri pomeriggio, lo hanno voluto abbracciare e accompagnare in questo triste addio, incuranti della pioggia battente che scendeva, come se il cielo volesse unirsi all’immenso dolore, rigando visi impietriti ed increduli di fronte a una morte così crudele e inspiegabile. In chiesa le bandiere a mezz’asta, listate a lutto, la bara, di legno chiaro, si è fermata al centro della piazza ed è stata portata a spalla dai suoi compagni di squadra. Nell’omelia, don Marco Polmonari, che ha concelebrato con don Raymond Ekanga, ha detto: "Mi chiedevo che cosa mai potrò dire durante le esequie di Stefano, qualcuno può credere che il prete abbia le parole giuste ma non è così, come si può morire a 27 anni e perché? Se avessi una risposta ve l’avrei detta ma non c’è e per andare avanti possiamo solo affidarci a Dio". Alla fine della messa, Lorenzo Ruffoni, a nome dei genitori e di Giulia la sorella, ha letto un pensiero. "Ste – così terminava – aiutaci ad affrontare tutto questo e soprattutto aiutaci a capire il perché. Noi ci sentiamo impotenti, increduli confusi e addolorati. Sei qui con noi e lo sarai sempre nei nostri cuori". Terminato con un abbraccio fra le lacrime di Lorenzo e mamma Cristina mentre il babbo Andrea sconsolato assisteva dal primo banco. In chiesa il sindaco di Cento, Edoardo Accorsi, gli amici di quella passione che Garbe coltivava dall’età di sei anni, il presidente del Mesola Massimo Modena, il vice dell’Ostellatese e tanti calciatori, Nevio Marchesini, il mister della Sorgente di Sabbioncello, Massimo Zibelli, giocatori della Laghese, della Comacchiese e del Goro a testimonianza dell’affetto e del bene che aveva saputo donare.

Presenti il primo cittadino di Codigoro Alice Zanardi, il vice Francesco Fabbri che ha diretto il coro di San Martino che ha accompagnato la messa, e gli assessori Simonetta Graziani e Samuele Bonazza. Una collega di lavoro del giovane ed apprezzato geologo, anch’essa molto commossa, ha ricordato "come sembrasse un bambino sperduto, anche se non lo è mai stato. Adesso non invecchierai mai, per continuare ad essere, per tutti noi, la meravigliosa persona che sei". E’ stata poi la volta del sindaco di Codigoro Alice Zanardi che gli ha idealmente scritto per "dirti che ci manchi, che i giorni passano, ma non assomigliano più a quelli in cui tu eri qui. Riempivi lo spazio col tuo sorriso e bontà". E ha concluso con un forte "Ciao Garbe".