Ferrara, un mare di alghe invade la laguna: a rischio gli allevamenti di vongole

A causa delle temperature tropicali una massa verde nella Sacca di Goro, i mitili ’soffocano’. Sos dei produttori: "Subito lavori di scavo per portare ossigeno nell’acqua, qui muore tutto"

A 'caccia' di alghe

A 'caccia' di alghe

Ferrara, 25 giugno 2022 - Sull’onda delle temperature equatoriali una marea verde da alcuni giorni ha invaso la sacca di Goro, un tappeto di alghe giganti che rischia di soffocare gli allevamenti di vongole. All’orizzonte, se non si corre ai ripari, danni ingentissimi. Dopo l’agricoltura, con le colture che boccheggiano, il grido d’allarme adesso riguarda uno dei settori portanti dell’economia del Delta del Po e dell’intera provincia. Sono le stesse categorie dei pescatori a lanciare l’sos, chiedendo finanziamenti e il via libera ai lavori per scavare i fondali e i canali, unica soluzione per ricreare quell’equilibrio idrosalinico che le temperature roventi e il livello del Po in picchiata hanno gravemente compromesso.

Fare presto, è l’imperativo con il quale Vadis Paesanti, vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca Emilia Romagna, si rivolge alle istituzioni a nome dell’intera marineria. "Bisogna dare il via – sollecita – a lavori straordinari di scavo se vogliamo evitare scenari devastanti come quelli del 1992, quando si è verificata la grande moria dei mitili".

Danni incalcolabili, un settore che si ritrovò con le ossa rotte ma che seppe rialzare la testa. "Dal 1992 e fino al 2015 – ripercorre quel periodo amaro –, ogni anno abbiamo registrato un calo tra il 10 e l’80% della produzione. Una situazione devastante che siamo riusciti a spezzare nel 2015 quando sono stati portati a termine una serie di lavori, già dall’anno dopo abbiamo avuto tutti un forte beneficio".

Adesso siamo tornati alla casella di partenza, o quasi. I motivi, gli investimenti che sono pochi e la filosofia delle istituzioni che è stata quella di intervenire sull’emergenza. "Con questa logica, sbagliatissima – accusa – si spendono cifre colossali per ottenere scarsi risultati". Un esempio, quei 100mila euro, fondi che fanno parte di un capitolo ad hoc. "Quei soldi sono una goccia nel mare – sottolinea con decisione –, con 100mila euro non si fa nulla. Come alleanza delle cooperative sollecito con forza più fondi in quel capitolo e una programmazione sull’ordinario, non si interviene quando siamo davanti al disastro". La sua soluzione è dietro l’angolo e a farsene carico sarebbero gli stessi pescatori.

"Abbiamo una draga – precisa –, con un investimento mirato saremmo noi per primi ogni giorno a scavare per garantire i fondali e le uscite a mare". Quell’onda che sembra di verdura, che si impiglia nelle reti, che ormai da giorni si accumula sulla tolda delle barche da pesca è un rischio per l’economia del mare ma anche per tutto l’ecosistema. "Siamo davanti ad un paradiso naturale nel quale l’uomo ha una sua ben precisa collocazione – sottolinea –, un patrimonio dell’umanità dove ambiente ed economia vanno a braccetto. Quella coperta di ’insalata’ distrugge non solo gli allevamenti, ma anche le risorse ittiche e compromette l’equilibrio di questo sistema così delicato. Non perdiamo tempo".

A raccontare il dramma ormai quotidiano è anche Michele Gatti, pescatore, che fa parte di Pescagri costola della Cia che si occupa del settore ittico. "Il prodotto dei nostri allevamenti – il qu adro pesante che traccia – sta soffocando, si sta verificando una crescita spropositata di alghe nella sacca, una massa che avvolge tutto. Stiamo andando verso il fenomeno che viene definito dell’acqua bianca, zone del mare anossiche dove tutto muore". Anche lui indica come urgentissimi i lavori di scavo. Ci sono una decina di centraline nella sacca, indicano il livello d’ossigeno, la temperatura dell’acqua, la salinità. Da alcuni giorni segnalano allarme rosso in laguna.