"Anna, come è difficile sopravviverti: ti racconto per non dimenticare"

La lettera aperta di Daniele Fabbri, padre della ragazzina morta nello scontro con un’ambulanza in corso Giovecca

L'incidente del 2017 in cui ha perso la vita Anna Fabbri, nel riquadro

L'incidente del 2017 in cui ha perso la vita Anna Fabbri, nel riquadro

Ferrara, 9 febbraio 2020 - Daniele Fabbri, padre di Anna, la ragazzina morta nel 2017 in un terribile incidente di corso Giovecca, indirizza una lettera aperta.

"È difficile sopravvivere ad un figlio. Devi rassegnarti all’assenza e ad invecchiare conservandone l’immagine congelata nel tempo. Elaborare il racconto di quella vita sospesa può aiutarti. Le circostanze che hanno portato alla morte di mia figlia, le vicende giudiziarie e il dibattito che ne sono seguiti mi stanno distogliendo da quella elaborazione. Vorrei quindi liberarmi di ciò che in quel racconto non trova posto. Sabato 8 aprile 2017: sole, 22 gradi, primavera. Anna esce di scuola (la Dante) intorno alle 12.30 per rincasare in bicicletta. L’aspettiamo per il pranzo. Il telefonino è nello zaino e le cuffiette, come sempre, a casa. Tra 1 mese e mezzo farà 13 anni. È alta 1 e 60, 15 cm meno della mamma, non ha seno ed “è ancora bambina”. È bella e simpatica, ottima salute, brava a scuola. Ha tante amiche, gioia di vivere e voglia di fare. Rispettosa e molto organizzata, piace a tutti gli adulti che la conoscono. Siamo molto orgogliosi di lei. Poche ore dopo, di lei dicono: “indisciplinata, maleducata, stupida, cervello scollegato, zoccola”. I medici sentenziano: “è in condizioni disperate”; l’indomani chiedono se vogliamo donare i suoi organi. Ma non avevi detto: “A dopo Papiddu!”?

Alle 12.20 AM, autista-soccorritore volontario in Croce Rossa, prende servizio in Cisterna del Follo sulla postazione FE04 insieme alla collega AB. 28 anni, ferrarese, volontario in CRI da oltre 11 anni, abilitato da 4 alla guida in emergenza-urgenza ai sensi del Testo Unico patenti CRI. Dopo oltre 2000 ore in servizio 118 ha molte volte messo in pratica quanto prescritto dal Testo Unico all’art. 111 comma 2: “quando attraversano incroci con semaforo rosso i conducenti in emergenza devono ridurre particolarmente la velocità, fino a fermarsi se necessario e riprendere la marcia solo dopo essersi accertati che gli altri utenti abbiano messo in atto tutte le misure utili a consentire il transito del veicolo CRI, in condizioni di sicurezza.” Alle 12.30 una signora chiama allarmata il 118: “mio marito sta morendo…. borbotta … non dice niente … venite, venite subito”. Il marito ha 93 anni. Diventa “codice rosso neurologico”. Da protocollo si inviano automedica (con medico a bordo) e ambulanza per il trasporto in ospedale. Alle 12.32 la centrale incarica FE04 e l’automedica. L’automedica accoglie l’invito in 5 secondi: arriverà sul target in meno di 4 minuti. FE04 si muove oltre 3 minuti dopo l’invito con questi input: “rosso neurologico”, maschio, 93 anni, indirizzo, automedica che precede, sirene e lampeggianti autorizzati.

Si parte: svolta su Alfonso d’Este, rotonda di via Caldirolo, sottopasso, Prospettiva. Fin qui FE04 procede con prudenza: 770 mt in 1 minuto e 20, 35 km/h di media. Passata la Prospettiva un intralcio la rallenta di 6 secondi. Da questo momento AM abbandona la prudenza. L’intralcio successivo arriverà 14 secondi dopo: mia figlia. Senza quei 6 secondi oggi potrebbe essere viva. FE04 supera il vecchio pronto soccorso a 62 km/h e affronta il primo incrocio semaforico: Giovecca con Bassi-Mortara. In direzione Castello le du e carreggiate sono occupate da lunghe colonne di veicoli fermi al rosso. In direzione opposta almeno 3 auto, forse motociclisti in motoraduno. Da Mortara sta arrivando il bus numero 7. E poi almeno una quarantina di passanti, a piedi e in bici, in prossimità dell’incrocio. È l’ora di uscita da scuola, e il Vergani, la mensa universitaria e la Dante sono nei paraggi. Da Bassi sta arrivando Anna.

L’equipaggio decide di procedere contromano, superare i mezzi incolonnati e rientrare sulla corsia di marcia disegnando una S. Anna interrompe quel disegno: si affaccia da Bassi, percorre 9 metri e viene travolta. Sono le 12.37. Il suo corpo vola contro un’auto parcheggiata sul lato opposto di Giovecca e cade al suolo all’altezza del civico 187/A, circa 17 mt dal punto in cui è fuoriuscita da Bassi. La “tragedia” si compie. Una foto su ESTENSE.COM la ritrae a terra, persone intente a soccorrerla, l’ambulanza che l’ha travolta parcheggiata accanto a lei. Un’immagine dalla compostezza agghiacciante. Alle 13.10 il presidente della CRI di Ferrara è sul luogo, intento a telefonare. È accorso per dare sostegno ai suoi “ragazzi”, il fatto è gravissimo e unico. Ricorda il caso Christian De Rossi, Bolzano 1997: anche allora un volontario CRI bucò un rosso, Christian era in scooter. Alle 13.14 AB è prona sull’asfalto, intenta a cercar cuffiette. Senza successo. I cronisti presenti colgono la suggestione e ci fanno il pezzo: sirene + cuffiette = la vittima è colpevole.

Si diceva dello slalom. Le ambulanze hanno allestimenti pesanti e baricentro alto, lo slalom dal contromano non si può fare a velocità elevata: potresti ribaltarti. E poi il semaforo su Giovecca è rosso e su quell’incrocio “chiuso” (così li classificano nei manuali) non hai visione del traffico in uscita dalle laterali. 1 ora e 10 minuti dopo aver travolto mia figlia AM dichiara: “Non ricordo che luce proiettasse il semaforo in quel momento”. Se non hai visto il verde pedonale su Giovecca allora su Bassi e Mortara può esserci verde e un’auto uscirne in direzione Prospettiva: frontale assicurato. Non occorrono addestramento o esperienza bastano buonsenso e istinto di conservazione: rallenti fino a fermarti, controlli e riparti. Se quella S la fai ad alta velocità significa che qualcosa ti ha fatto dimenticare tutto, persino l’istinto di conservazione.

Ma a quale velocità si muovono i protagonisti, quanto dura la scena? La questione passa ai consulenti. Ne vengono coinvolti 4. Il perito, incaricato dal giudice, trae le conclusioni: Anna viaggia alla MEDIA di 18 km/h, e FE04 la travolge ai 43 approcciando l’incrocio ai 60. Per fissare quei 43 km/h usa 3 metodi alternativi sfruttando gli indizi disponibili: quella valutazione è attendibile. Il perito fissa anche il punto in cui AM avrebbe visuale sulle laterali. Sarebbe prudente arrivarci ai 30 – 32 km/h per potersi arrestare in 11 – 12 metri: significa perdere 3 secondi. AM ci arriva ai 60: tanti saluti a protocolli e istinto di conservazione. Ma è la velocità di Anna che fissa la durata della scena: FE04 arriva sull’incroc io, lei sbuca, fa 9 metri, l’ambulanza la travolge. Il tutto in 1 secondo e 8, il tempo di fare 9 metri ai 18 km/h. Quindi troppo tardi per evitarla.

Il perito afferma e il giudice accoglie che Anna attraversa con il verde pedonale. 7 “voci” agli atti riferiscono sulla luce semaforica: 2 “non so”, 3 “verde pedonale”, 2 “verde per lei”. L’ottava non viene ascoltata, quella del diciassettenne che 5 ore dopo il fatto “confida” ai social: “ero davanti a questa povera ragazza io stesso con la bicicletta, il semaforo era giallo e NON ho sentito le sirene”. SUO il maiuscolo. Pochi giorni dopo la confidenza è oggetto di un articolo di stampa e di altre attenzioni. Sentito dalla Polizia Municipale offre una versione attenuata. Nessuno gli chiede conferma di aver attraversato da Bassi verso Mortara. Sarebbe fondamentale, perché la durata della scena ne risulta dilatata. Il ragazzo sbuca, poi sbuca lei, sfilano dritto davanti a FE04. Lui parte prima e si salva, lei dopo, e finisce travolta.

Le foto dell’autopsia dicono che Anna va in diagonale. 3 tonnellate a 43 km/h su una gamba bambina lasciano traumi importanti: nessuno. FE04 la investe sulla ruota posteriore mentre sta scappando in direzione Castello. E la sua velocità, quei 18 km/h? Il metodo usato dal perito dipende da questa valutazione: Anna, urtando il cofano, fa deviare l’ambulanza di 2 decimi di grado. Sono certo: nessuna perizia cinematica ha mai considerato quel valore neppure per esprimere l’errore di misura. Fissarlo equivale a fissare la durata della scena. La nostra coscienza di adulti, patentati, automuniti è ridotta all’angolo. Per il giudice, hai commesso due infrazioni. Sei passata con il verde pedonale e non ti sei fermata al suono delle sirene. Perché lo hai fatto? Ne riparliamo, ma non ora, tanto non puoi più scappare. “Papiddu?”. “Fidati, torno presto”".