RICCARDO
Cronaca

Antisismica, servono edifici più resistenti

Riccardo

Caputo*

Dove e quanto, ma non quando. Si potrebbero sintetizzare in questo modo le attuali possibilità di prevedere i terremoti. A oggi è impossibile prevedere quando esattamente si verificherà il prossimo terremoto in un determinato luogo; per fini di protezione civile, sarebbe infatti necessaria una precisione di uno o due giorni per consentire, ad esempio, di evacuare la popolazione locale. Non siamo ancora in grado, infatti, di fare stime a così breve termine, ma soltanto a lungo termine, e cioè nell’ordine dei secoli. Relativamente al dove e al quanto, invece le nostre conoscenze scientifiche migliorano continuamente e questo ci ha permesso di individuare e caratterizzare le principali sorgenti sismogeniche - grandi fratture nella crosta terrestre che generano terremoti - che sono presenti nel territorio nazionale. Da ciò è quindi possibile definire le aree a maggior pericolosità sismica e, approcciando il problema in termini probabilistici, stimare le aree con maggiori probabilità di occorrenza (dove) e quale potrà essere la massima magnitudo che si potranno verificare (quanto). In generale, laddove sono presenti faglie in contesti geodinamici attivi, maggiori sono le loro dimensioni, maggiore potrà essere l’energia rilasciata durante il terremoto. Se è vero che per la mitigazione del rischio sismico è necessario intervenire sulla riduzione della vulnerabilità del nostro edificato, è altrettanto vero che per una corretta calibrazione di tali azioni è prioritario definire al meglio la pericolosità sismica sia regionale che locale aumentando le nostre conoscenze geologiche. Il nostro territorio è un esempio: sebbene infatti in Emilia siano presenti faglie di dimensioni medio-piccole, il livello di rischio sismico relativamente elevato è dovuto a un grado di vulnerabilità non adeguato per molti edifici. In termini di progettazione antisismica esistono diversi livelli. Al momento, nel nostro Paese si attua la salvaguardia della vita: si progetta dimensionando travi, colonne e tutte le parti strutturali affinché gli effetti di un terremoto non causino il collasso dell’edificio. Sarebbe auspicabile un cambio di paradigma, per progettare in ottica di salvaguardia operativa, predisponendo strutture che restino incolumi e funzionanti alle scosse.

* Docente Unife