Ferrara, anziana in strada con un bastone. "In questa zona non si vive più"

Aggressione col machete in via Cassoli, nuovi controlli nel palazzo

Anziana in strada col bastone

Anziana in strada col bastone

Ferrara, 13 giugno 2018 - Sul marciapiede ci sono ancora gli schizzi di sangue. Sono passate 48 ore dalla spedizione punitiva con coltelli e machete al civico 37 di via Cassoli ma l’incubo dell’alba di lunedì è difficile da cancellare. All’angolo con viale IV Novembre c’è un gruppo di stranieri che chiacchiera a voce alta. Non c’è molto via vai. I residenti non hanno molta voglia di parlare dell’escalation di violenza che si sta registrando nelle ultime settimane e i pusher se ne stanno alla larga. Forse capiscono che l’area è nel mirino e che è meglio stare alla larga per un po’. E infatti, intorno alle 15 di ieri, nel luogo in cui è scoppiato il putiferio si presentano due agenti della polizia municipale accompagnati dai carabinieri. Entrano al civico 37, condominio nel cui androne è iniziato tutto. Bussano alla porta un appartamento abitato da nigeriani e chiedono informazioni al ragazzo che gli apre. Entrano in casa per un controllo e ne escono poco dopo. Le indagini su quanto accaduto nella notte tra domenica (due regolamenti di conti con feriti nel giro di un’ora, il primo in via Modena e il secondo, appunto, in via Cassoli) proseguono. Della vicenda si sta occupando il sostituto procuratore Andrea Maggioni, sulla cui scrivania sono finite le carte relative a entrambi i fatti di sangue. Si cerca di capire innanzitutto se i due eventi siano collegati e poi cosa ci sia dietro. Appare praticamente certo che si tratti di un regolamento di conti per il controllo del territorio. Ma per quale ragione? È questo che gli inquirenti sono chiamati a scoprire. Di questo, al momento, i feriti non hanno voluto parlare. Le bocche sono cucite, forse anche per paura di ulteriori e più gravi ritorsioni da parte di un sistema che non perdona gli sgarri.

La serie di episodi violenti che nelle ultime settimane ha come teatro il quartiere Giardino sta esasperando i residenti, ripiombati in un lampo nell’incubo dell’estate scorsa. «Questa per noi non è integrazione – si legge sulla pagina Facebook dell’Associazione Residenti Gad a commento della notizia delle due risse dell’altra notte –. L’immigrazione nella nostra città, se gestita in questo modo, non fa bene alla comunità. Non siamo razzisti ma così le cose non vanno». E c’è un’immagine che funge da barometro della stanchezza di chi vive in zona stazione. Lo scatto raffigura un’anziana in strada, nel bel mezzo della baraonda. Ai piedi ha un paio di pantofole, sulle spalle un maglioncino e in mano un bastone. Vuole difendere, a modo suo, la propria abitazione. Non è facile per i carabinieri tranquillizzarla e convincerla a tornare in casa. «Dormivo quando ho sentito quella cagnara – racconta la pensionata al Carlino –. Ho visto dalla finestra cosa stava succedendo e sono scesa. Questo una volta era il ‘giardino’ della città. Ora non si vive».