CRISTINA RUFINI;
Cronaca

Bimbo morì nel lettone Chiesto il processo per la sua mamma Il pm: "Lo ha soffocato"

Fissata l’udienza davanti al gup per l’uccisione del piccolo di un anno trovato esanime dai carabinieri in una casa di via Ostaggi nel 2021. L’accusa è omicidio volontario. Fu la stessa imputata a dare l’allarme.

Bimbo morì nel lettone  Chiesto il processo  per la sua mamma  Il pm: "Lo ha soffocato"

Bimbo morì nel lettone Chiesto il processo per la sua mamma Il pm: "Lo ha soffocato"

di Cristina Rufini

Esattamente due anni dopo la morte di suo figlio lei, ferrarese di 31 anni, dovrà comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare per rispondere di un’accusa pesantissima, la peggiore per una madre: avere causato la morte del figlio. Il pubblico ministero Lisa Busato, che ha coordinato le indagini su quanto accaduto nella notte tra il 17 e 18 giugno del 2021, in un appartamento di via Ostaggi, ha chiesto il rinvio a giudizio della donna (assistita dagli avvocati Alessio Lambertini e Marcello Rambaldi) per omicidio volontario. Un macigno. Secondo quanto ricostruito nel corso delle lunghe indagini, durante le quali sono state compiute alcune consulenze, il piccolino, che quella notte stava dormendo nel lettone con la mamma, sarebbe morto a causa di un’asfissia provocata da qualcosa di sofficie premuto contro il suo volto. Forse un lenzuolo. La donna, che ha altri figli, dovrà comparire davanti al giudice il 21 giugno prossimo.

La causa della morte per soffocamento è stata accertata in sede di consulenza medico-legale, dalla dottoressa incaricata dal pm, Francesca Righini. Più complesso per gli inquirenti è stato stabilire con quale modalità il piccolino fosse stato soffocato. L’assenza di segni di violenza sul volto e sul corpo, fin da subito aveva fatto propendere per un soffocamento con qualcosa di soffice.

L’allarme. Fu la stessa madre, la mattina del 18 giugno 2021 ad allertare i carabinieri, componendo il 112 e in stato di agitazione dire "Correte, mio figlio è morto". Quando i militari dell’Arma sono arrivati nell’appartamento del condominio che si trova alla periferia della città, si sono trovati davanti una scena agghiacciante: il bambino esanime disteso sul letto matrimoniale e la madre con i polsi insanguinati. Che urlava frasi sconnesse, in preda a una crisi, sostenendo che era stata lei a ucciderlo e che aveva poi cercato di togliersi la vita. Fu necessario l’intervento dei medici del 118 anche per lei, la quale dopo le prime medicazioni sul posto, fu trasferita al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Cona. Da qui sono iniziate le indagini – che da sempre sono state per omicidio volontario, aggravato dal vincolo di parentela e dalla giovanissima età della vittima – che hanno portato nelle settimane scorso il magistrato a chiedere il rinvio a giudizio della donna. La trentunenne, all’epoca, viveva in quell’appartamento insieme al piccolino e ad altri due figli avuti con il compagno – uno straniero di 38 anni – che in quel periodo non viveva più in famiglia, perché la turbolenta relazione si era già interrotta. I due figli sono poi stati affidati alla nonna materna. Una tragedia familiare, nell’ambito di un nucleo che già in passato era stato al centro di interventi delle forze dell’ordine.