MATTEO RADOGNA
Cronaca

Bimbo morto in una fossa. La nonna patteggia un anno: "La vasca non era coperta"

La pena nei confronti della parente del piccolo Tommaso convertita in ammenda. In precedenza era finita nei guai anche la bisnonna del nipotino di 14 mesi. L’accusa nei suoi confronti era di omessa custodia: stessa condanna.

Il luogo della tragedia del piccolo Tommaso avvenuta il 31 maggio di tre anni fa

Il luogo della tragedia del piccolo Tommaso avvenuta il 31 maggio di tre anni fa

Una tragedia che ha distrutto una famiglia, quella del piccolo Tommaso Tosi, morto all’età di un anno e due mesi il primo giugno 2022 dopo essere caduto in una vasca biologica il giorno precedente. L’ennesimo capitolo giudiziario di questa vicenda si è consumato ieri quando la nonna ha patteggiato un anno di reclusione, pena convertita nel pagamento di un’ammenda di 4.380 euro. L’accusa era quella di aver esercitato un’attività nell’azienda omettendo di mettere in sicurezza la fossa biologica dove era caduto il piccolo. In precedenza aveva patteggiato sempre a un anno di reclusione (convertito in un’ammenda di 4.380 euro) anche la bisnonna accusata, invece, di omessa custodia. Del resto, il padre e il nonno si sono costituiti parte civile chiedendo un risarcimento alle imputate. Ma essendo finito il filone penale con due patteggiamenti, il giudice ha potuto soltanto liquidare le spese processuali, senza definire il risarcimento. Potrebbe, quindi, esserci uno strascico nella querelle legale, ossia un’azione del padre e nonno in sede civile per chiedere il risarcimento. Sia chiaro: è soltanto un’ipotesi.

L’incidente del piccolo Tommaso si verificò verso le 17 del 31 maggio 2022, nel cortile di via Donatori di sangue, a Portomaggiore. Il bimbo era con la madre in visita ai nonni e, a un certo punto, la tragica fatalità. Il piccolo si allontanò dallo sguardo degli adulti, i quali lo persero di vista per un tempo sufficiente a farlo arrivare in prossimità del pozzetto delle acque reflue. Qui c’era soltanto una copertura di plastica probabilmente non sufficiente allo scopo e che cedette, facendolo cadere. Tommaso rimase lì, immerso nei liquami, per troppo tempo, forse alcuni minuti. Fu la madre a trovarlo e a tirarlo fuori, facendosi male a sua volta, ma così mantenendo accesa la fiamma della speranza. Ad alimentarla furono poi i sanitari dell’ospedale di Cona, dove il bambino venne trasportato in estrema urgenza con l’eliambulanza, che riuscirono a liberargli i polmoni e a fargli passare la notte. Ma al mattino successivo, purtroppo, Tommaso smise di respirare mentre si trovava nel reparto di Terapia intensiva neonatale. Il dolore e l’assurdità della tragedia che vissero i familiari del piccolino furono purtroppo accompagnati dalle indagini, dovute, che la procura di Ferrara portò avanti per ricostruire gli attimi precedenti la caduta e quelli successivi, quando la bisnonna per prima si accorse che cosa era accaduto. Accertamenti che spaziarono necessariamente, purtroppo, sempre nell’ambito familiare, considerando che la fossa era a servizio dell’appartamento privato dei nonni materni del piccolo Tommaso, e realizzata a confine con l’azienda, sempre di famiglia. In questo cerchio si concentrarono le attenzioni del pm turno.