«Il mio Bruno ucciso perché quella via non è mai stata sicura»

Caso Ruberto, il padre: «Segnalai dal 2008, il Comune non fece nulla»

Via Modena, la strada sotto accusa

Via Modena, la strada sotto accusa

Ferrara, 1 agosto 2014 - Parla con la voce carica di rabbia e dolore Pasquale Ruberto. Suo figlio Bruno, 20 anni, glielo hanno strappato via dieci giorni fa in un terribile incidente lungo via Modena. Bruno era in bicicletta, stava attraversando l’arteria pericolosissima e, una volta dall’altra parte, sarebbe stato a casa. Un’auto lo ha centrato, uccidendolo. Oggi il genitore però sfoga la sua rabbia contro il Comune, reo, dice, di non aver ascoltato le sue continue segnalazioni sulla pericolosità della via. Fin dal 2008. «Hanno ucciso mio figlio per la loro inadempienza, incapacità di ascoltare le mie grida su quella maledetta strada. Dicevo che era pericolosa, ma loro niente. Oggi Bruno non c’è più e la responsabilità è solamente dell’amministrazione comunale».

Parla di grida inascoltate: a cosa si riferisce?

«Nel 2008, ovvero sei anni fa, avevo segnalato la pericolosità di via Modena ma nessuno prese in considerazione la mia lettera protocollata in Comune. Non sono raccomandato, faccio il facchino per vivere. Mi risposero che l’attraversamento pedonale era nei pressi del bar e che non esistevano grossi pericoli».

E lei cosa fece?

«Continuai a farmi sentire sia con il Comune che con i vigili urbani. Proprio uno di questi ultimi un giorno, dopo l’ennesima mia telefonata, disse di smetterla altrimenti mi avrebbe denunciato».

Lungo quel tratto di via Modena dove è stato travolto Bruno, ci sono i limiti dei 50?

«Sì, ma nessuno li rispetta. Le auto sfrecciano anche ai 130, le moto ancora più veloci. Quella è una pista, non una strada. Perché non metterci un autovelox o un dosso, in modo tale che chi va forte rischia di rimetterci l’auto? Questo ho ripetuto e continuerò a ripetere ancora, fino a quando la situazione non verrà migliorata».

Ha parlato con il sindaco?

«Mi ha chiamato un paio di giorni fa per farmi le condoglianze, dopo oltre una settimana dalla tragedia. Oggi lo incontrerò».

In Comune?

«Sì, con l’assessore Modonesi e il comandante della Municipale. Mi sentiranno. Con Bruno ho perso tutto».

Com’era suo figlio?

«Un ragazzo d’oro con un cuore grande così. Io e lui eravamo padre e figlio ma, allo stesso tempo, grandi amici. Adesso ho la vita rovinata. Chi mi ridarà indietro il mio Bruno?».

Ha altri figli?

«Sì, tre. Arrivai a Ferrara da Lamezia Terme nel ’92 a cercare fortuna. Invece qui ho trovato tanto dolore. Pensi che la madre di Bruno morì nel 2007».

Cosa pretende per i suoi figli ora?

«Voglio sapere cosa vorranno fare Tagliani e compagni. Se solamente dovesse accadere qualcosa agli altri miei figli lungo quella strada, mi farò giustizia da solo. Anche se andrò in carcere. E’ assurdo morire come è morto Bruno. Bastava poco. Bastava ascoltare le mie suppliche, i miei continui allarmi. Ho chiesto semplicemente sicurezza, invece il Comune ha sempre fatto orecchie da mercante. E oggi, per quelle mancanze, mio figlio non c’è più».

Ha già presentato un esposto?

«Lo farò presto. Abbiamo già nominato due avvocati e andremo fino in fondo. Per Bruno, per ridargli giustizia».