Čajkovskij è russo: a Ferrara stop al Lago dei cigni

L’Ukrainian Classical Ballet dopo il divieto del governo di Kiev non si esibirà nel programma originale al teatro Comunale. Il sindaco: "Non condivido"

L’Ukrainian Classical Ballet al Comunale con la Giselle (foto Marco Caselli Nirmal)

L’Ukrainian Classical Ballet al Comunale con la Giselle (foto Marco Caselli Nirmal)

Ferrara, 9 aprile 2022 - L’Ucraina blocca la cultura russa. Il Teatro Abbado non ci sta ma, per il bene degli artisti, si adegua. La guerra è anche questo. Una battaglia che, oltre ai territori nell’Est Europa, sta colpendo di rimbalzo tutto il resto del mondo. L’Italia e Ferrara non ne sono esenti, anzi. L’ultimo esempio, in tal senso, è rappresentato come detto da un cambio di programma forzato all’interno del palinsesto del teatro Comunale: al posto del celeberrimo ‘Lago dei cigni’, questa sera andrà in scena un’antologia di altri classici balletti. Il motivo? Il governo ucraino ha recentemente imposto il divieto a tutti i propri artisti di interpretare opere di autori russi.

E sul palco del Comunale a rappresentare il capolavoro di Pëtr Il’ic Cajkovskij – russo, per l’appunto – sarebbe dovuta salire proprio l’Ukrainian Classical Ballet. "Non condividiamo il divieto – fanno sapere dalla direzione dell’Abbado –. La cultura russa è patrimonio dell’umanità e del mondo occidentale in particolare. Non è emanazione del governo di quel Paese. La cultura deve unire, costruire ponti tra i popoli, non dividere".

Ma al netto di una presa di posizione comunque apprezzabile, il rischio di un incidente diplomatico (o, peggio, di porre a rischio l’incolumità degli stessi artisti) è stato valutato troppo alto. Da qui, dunque, il passo indietro. O meglio, di lato. "Nonostante la divergenza di vedute con il ministero della Cultura ucraino – prosegue, in particolare, Marcello Corvino –, per non esporre i danzatori ospiti del nostro teatro a violazioni delle leggi emanate nel proprio Paese, abbiamo condiviso con loro l’idea di un cambio di programma".

L’evento, dunque, cambia menù e nome. Quello di questa sera, nello specifico, si chiamerà ‘Ukraina Gran Gala Ballet’ e proporrà, nel primo tempo, la ‘Chopiniana’ di Frédéric Chopin. Dopo l’intervallo, gli artisti si esibiranno, in successione, ne ‘Le Corsaire’ di Adolphe Adam, ‘La morte del cigno’ di Camille Saint-Saëns, ‘Quatro’ di Milko Lazar, ‘Adagio Paquita’ di Ludwig Minkus, ‘Radio and Juliet’ dei Radiohead e, infine, ‘Grand pas Don Quixote’ sempre di Minkus.

Lo spettacolo è, dunque, garantito, ma la scelta di virare su una proposta che non tenga in considerazione compositori nativi russi sta dividendo l’opinione pubblica. Il dibattito più acceso, in tal senso, si è scatenato sui social, dove i cittadini ferraresi si sono sostanzialmente divisi in due fazioni: coloro i quali condividono la decisione della direzione del teatro e, di fronte, quelli che invece spingono per non piegarsi a quella che viene definita come una vera e propria "censura della cultura".

Il sindaco: non condivido

"Pur continuando a sostenere l'Ucraina in questa folle invasione, non condivido nel modo più assoluto la sua scelta", è la presa di posizione Alan Fabbri sui social. "La cultura non deve avere né confini territoriali né politici. Il Governo ucraino - osserva il sindaco - ha imposto ai ballerini dell' Ukrainian Classical Ballet di Kiev, che ho incontrato qualche giorno fa, di non interpretare più opere russe. Quindi è saltato il 'Lago dei Cigni'. La Russia, con la sua arte e la sua storia deve continuare ad essere patrimonio universale, e come tale tramandata alle future generazioni". Quindi, conclude Fabbri "attenzione a non cadere nello stesso errore di quelle dittature che hanno cercato in tutti i modi di distruggere la cultura di altre nazioni per imporre la propria".