Condannato per rapina. “Ma non è lui”. Processo da rifare

Uno straniero di 36 anni era stato condannato a 12 anni in primo grado, pena ridotta in Appello. Era accusato di tre aggressioni in 48 ore ai danni di altrettante ragazze. La Cassazione ha annullato e disposto un nuovo giudizio: “Riconoscimento inaffidabile”

Condannato per tre rapine ai danni di altrettante ragazze. Ma il riconoscimento non è valido: processo da rifare

Condannato per tre rapine ai danni di altrettante ragazze. Ma il riconoscimento non è valido: processo da rifare

Ferrara, 10 marzo 2024 – Era stato condannato a una pena severa per tre rapine (una a segno e due fallite) ai danni di altrettante ragazze. Ora però, a tre anni dai fatti e a due dalla prima sentenza, è tutto da rifare. La Cassazione ha infatti annullato il verdetto d’Appello che, pur riformando al ribasso quello di primo grado, aveva confermato la condanna di Bousekri Bougatauoi, marocchino di 36 anni. Il caso dovrà quindi tornare in secondo grado di giudizio per essere rivalutato da una sezione differente rispetto a quella che si era già pronunciata. A far scricchiolare l’impianto accusatorio davanti agli ermellini è stato il riconoscimento fotografico dell’imputato da parte delle presunte vittime, aspetto sul quale si è soffermata l’impugnazione del difensore del nordafricano.

Per capire meglio i contorni della vicenda bisogna riavvolgere il nastro fino alla primavera del 2021. Tra il primo e il 2 maggio di quell’anno, nel ‘fazzoletto’ di centro che sta tra via Colomba e via della Concia, tre ragazze furono aggredite da un soggetto armato di un coltello da cucina. In un caso, il colpo andò a segno e la vittima consegnò al malvivente quaranta euro. Nelle altre due occasioni, tutte condotte con un modus operandi simile, il rapinatore fu costretto a ritirarsi a mani vuote. In un paio di episodi, stando ai racconti delle vittime, l’uomo avrebbe detto che quel denaro gli serviva per la droga. Tre rapine in 48 ore suscitarono preoccupazione e diedero il via a una caccia all’uomo che si concluse con l’arresto dell’attuale imputato al termine di una operazione congiunta tra carabinieri e polizia di Stato.

L’uomo finì a processo con l’accusa di rapina e tentata rapina. Il primo grado di giudizio si concluse il 25 maggio del 2022 con una condanna a dodici anni di reclusione. Già in quella fase emersero però i primi dubbi sul riconoscimento del 36enne da parte delle persone offese. Il caso approdò poi in Appello nel febbraio del 2023. I giudici bolognesi riconobbero le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e, pur confermando la condanna, ridussero la pena. Il difensore del nordafricano ricorse quindi alla Suprema corte, contestando la "scarsissima affidabilità di due riconoscimenti fotografici effettuati in corso di indagini dalle persone offese dei tentativi di rapina". In particolare, avrebbero indicato "caratteristiche incompatibili" con quelle del soggetto riconosciuto e un "linguaggio dell’Europa orientale". Nemmeno il coltello descritto dalle vittime combacerebbe "con quello in sequestro". Valutato il ricorso e sentite le parti, gli ermellini hanno ritenuto ammissibili tre dei quattro motivi di ricorso, disponendo l’annullamento della sentenza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio a un’altra sezione della corte d’Appello di Bologna.