Congiunti fuori regione: appello ai politici

"Divieto folle, fateci incontrare i nostri cari". Molti si sono organizzati su internet e chiedono l’inserimento della voce "ricongiungimento" nel modulo di autodichiarazione

Ilaria Fortini accanto al suo compagno

Ilaria Fortini accanto al suo compagno

Ferrara, 1 dicembre 2020 -  E’ un urlo di dolore e di rabbia quello che si sta levando da tutta Italia e anche dalla provincia di Ferrara, un grido che si alza dalle coppie e dai famigliari che sono stati separati dai Dpcm, paragonati ai turisti e ancora una volta divisi e sprofondati in uno stato di sconforto continuo, relegati a un confinamento a tempo indefinito e immersi nell’incertezza.

Sono un piccolo esercito che si è riunito nell’hashtag #congiuntifuoriregione e che, ogni giorno, combatte con una petizione on line, mandando post e mail ai politici e personalità per cercare di far sentire la loro richiesta di umanità, facendo valere il diritto di incontrare gli affetti più stretti.  

"Chiediamo a tutti i politici di aiutarci e farsi portavoce verso la Regione e il Governo. Una richiesta che rivolgiamo anche ai religiosi, nella salvaguardia delle future famiglie – dice Valeria Mantovani di Ferrara - Chiediamo di aggiungere all’autodichiarazione la voce ‘ricongiungimento tra congiunti’ per poterci muovere tra le regioni dimostrando un legame familiare o una relazione stabile. Non si tratta solo di questo periodo di Natale. Abbiamo già subito la stessa cosa nello scorso lockdown e abbiamo paura di rivedere i nostri compagni solo tra mesi. Ne risente anche la nostra salute psicofisica".

Parlano di danni che l’isolamento può produrre su chi è già messo a dura prova da problemi derivanti e amplificati dalla pandemia. "Il mio compagno è in provincia di Padova, siamo insieme da 4 anni – racconta Ilaria Fortini 23enne di Vigarano Pieve, che ricorda il dolore del primo lockdown - non sapevo quando lo avrei rivisto, giorni di lunghi pianti e il dolore immenso di non poterci abbracciare. Ora siamo tornati ancora alla durezza e al dolore di quei mesi. In regione le persone possono fare quello che vogliono ma noi no perché abbiamo una persona cara oltre quel confine, una cosa non giusta verso di noi. Non siamo congiunti di serie B, dobbiamo avere gli stessi diritti degli altri". Autocertificazione richiesta anche dalle coppie mature.

"Vogliamo soltanto avere la possibilità di vivere la nostra storia, di poterci raggiungere serenamente. Non ha senso tutta questa privazione – aggiunge Elisa Guerra, 42enne di Ferrara - il mio fidanzato per lavoro vive in Trentino da tanti anni. Durante il primo lockdown siamo stati separati tre lunghi e dolorosi mesi difficili per entrambi, con gran sofferenza perchè non sapevamo quando ci saremmo potuti rivedere e ogni 15 giorni cambiava il dpcm, prolungando la tortura. Adesso siamo ricaduti nella medesima situazione e l’incubo è ricominciato, aggiungendosi ai tanti problemi quotidiani e mettendo a dura prova pazienza e umore. Siamo entrambi adulti e non ce la facciamo più a vivere come i burattini, lasciando che sia qualcun altro a decidere come vivere la nostra storia. Sì a shopping, a negozi aperti, a spostamenti per lavoro, ma non è contemplato il ricongiungimento di fidanzati come noi".  

Si parla anche di famiglie separate. "Sono di Felonica (Mn), sono venuta a vivere a Bondeno dopo il matrimonio ma la mia vita, famiglia e affetti sono in lombardia, oltre il confine – dice Magda Soffiati - mai avrei pensato che quel semplice cartello che divide Emilia e Lombardia potesse diventare un problema così grande. Ora mi ritrovo rinchiusa in casa come se fossi in zona rossa perché qui non ho nessuno e passo le giornate in solitudine. Questa lontananza diventa ogni giorno più pesante".

Poi c’è chi ha la ragazza incinta e non la può raggiugere, chi vive solo, chi stava iniziando a progettare una famiglia e si trova congelato in questa situazione, chi non vede i genitori da mesi.

"Siamo consapevoli della situazione di emergenza sanitaria e siamo i primi a voler stare attenti ma chiediamo la libertà di poter amare – aggiunge Elena Ferioli di Cento -. E ci sentiamo presi in giro dal fatto che verrà data la possibilità di andare in altri Stati ma non a noi l’autorizzazione a vedere la nostra metà privandoci di un aiuto nel superare questo momento senza ulteriori danni psicologici".