Ferrara, 10 novembre 2023 – Sarà anche vero che non ci sono più le nebbie d’una volta – andatelo a chiedere una notte all’automobilista che si trova davanti quell’insidioso muro –, ma le nebbie comunque ci sono. E qualcuno ha pensato di sfruttare quelle goccioline che così da maledizione lungo la strada, sono diventate una benedizione dei campi. Il progetto porta la firma di Salvi Vivai, colosso della frutta che esporta fragole e kiwi in tutto il mondo, che ha realizzato una rete fatta di cisterne e condotti, tubi e vetri riscaldati che trasformano quella coperta spessa in acqua, un colpo per la siccità.
Un progetto green così all’avanguardia che l’idea di irrigare con la nebbia è stata premiata al concorso organizzato dalla Federazione italiana dei club per l’Unesco (Ficlu). Allori, per restare in tema, che hanno disegnato un velo d’orgoglio – legittimo – sul viso di Silvia Salvi che in quel progetto ha subito creduto e che – mentre infuriano le eterne polemiche invasi sì, invasi no – ha dato il via libera, passando dalle parole ai fatti. Del resto due erano gli insegnamenti del bisnonno Luigi, che nel 1891 con un carretto e un cavallo vendeva mele al mercato. Lavoro e sacrifici.
E Silvia Salvi, nata nel marzo del 1966 – l’anno dell’alluvione di Firenze – a Cenate Sotto (Bergamo) ancora ragazza ha imparato che il lavoro nella vita premia. L’idea è diventata realtà grazie anche all’ingegno di Luca Pigaiani, direttore degli impianti di produzione a Lagosanto. Il progetto si è aggiudicato il primo premio ex-aequo al concorso intitolato ‘La fabbrica nel paesaggio’, concorso organizzato da Federazione italiana dei Club per l’Unesco a Foligno e candidato dal Club per l’Unesco di Ferrara. Legittimo orgoglio – va ribadito – quello di questa famiglia che da generazioni ha trasformato il lavoro nei campi in una fabbrica verde che esporta frutta e piantine. Da qui – provincia di Ferrara, Italia – fragole, pere, pesche e kiwi partono e vanno in 57 paesi, dagli Stati Uniti all’Argentina, da Hong Kong all’Uzbekistan. C’è un sigillo, la motivazione che ha decretato la vittoria di Salvi. "Geniale opera per la raccolta e lo stoccaggio delle acque piovane, con la produzione di condensa ai fini irrigui, limitando l’impatto paesaggistico e favorendo il risparmio della risorsa idrica".
"Sono onorata per questo premio così prestigioso – afferma Silvia Salvi –. È un riconoscimento che condivido con tutto il nostro team che ha ideato e reso possibile questo virtuoso progetto. Lavoriamo e ci impegnano ogni giorno seguendo i principi alla base dell’economia creativa per uno sviluppo sostenibile, sviluppando la nostra azienda proprio su questa filosofia". "Il progetto rispecchiava tutti i requisiti richiesti dal bando, ovvero promozione e realizzazione di opere di utilità pubblica e sociale nel campo della pianificazione e gestione del territorio con particolare attenzione all’ambiente e al paesaggio – afferma Ugo De Nunzio, presidente del Club Unesco Ferrara – e dunque abbiamo ritenuto di candidarlo come fatto negli anni passati con altre realtà importanti della nostra provincia".
Tra queste, nell’elenco delle idee che se non cambiano il mondo certo fanno fare un salto in avanti al nostro territorio, ci sono l’Impianto di ‘Mater-Biotech’ di Novamont spa nel 2018; il ‘Campus’ delle Bonifiche Ferraresi nel 2019; il ‘Casino idraulico di Ariano Polesine’ nel 2020 ed il ‘Palazzo Bevilacqua’ nel 2022. "Siamo molto felici – riprende Ugo De Nunzio – che la giuria abbia riconosciuto in questo progetto i valori e i principi promossi dall’Unesco". Dal green al lavoro, un altro tassello. Salvi, per la manodopera straniera ormai merce rara, ha creato un villaggio con casette e una piazza. I dipendenti hanno anche il bus che li porta a fare acquisti, se serve dal medico. Un’altra idea da premio.