FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Donatella, la forza della vita: arti in necrosi dopo un’infezione, torna in piedi sulle proprie gambe grazie alla medicina rigenerativa

L’incontro con Paolo Zamboni, direttore della scuola di specializzazione in chirurgia vascolare di Unife. La terapia è durata molto tempo, ma ha compiuto un miracolo sulla paziente in gravi condizioni.

Donatella con l'équipe di Paolo Zamboni, direttore del Programma malattie vascolari dell’azienda ospedaliero -universitaria, riferimento per le malattie venose e linfatiche

Donatella con l'équipe di Paolo Zamboni, direttore del Programma malattie vascolari dell’azienda ospedaliero -universitaria, riferimento per le malattie venose e linfatiche

Ferrara, 19 marzo 2024 – Donatella è una donna sposata, ha figli, uno splendido marito. Vivono a Ferrara. Donatella è giovane. Anche i suoi figli sono giovani: sono nella sua copertina di Facebook, abbracciati, sorridenti.

Una sera, Donatella si addormenta con la febbre alta: pensa sia un’influenza. Il giorno dopo, Donatella non si sveglia: è in coma.

Viene portata all’ospedale sant’Anna e va in rianimazione. La febbre era la punta dell’iceberg di una setticemia dovuta a un’infezione renale. Per impedire che muoia, in rianimazione le somministrano farmaci, come l’adrenalina, che sostengono il cuore, ma chiudono talmente tanto i vasi delle estremità, che mani e piedi le diventano neri: vanno in necrosi. Donatella passa un mese tra la vita e la morte.

È sopravvissuta, ma le notizie non sono comunque buone: bisogna amputare. Ecco che, nella tragedia, a Donatella capita la più grande fortuna: incontrare Paolo Zamboni, direttore della scuola di specializzazione in chirurgia vascolare di Unife, ma in primis uomo e professionista che da sempre dimostra di saper "guardare oltre", così dicono i suoi "ragazzi", come li chiama lui (l’equipe di giovani specializzandi, in sostanza), descrivendo la foto di Zamboni in sala operatoria.

Il professore capisce di poter dare una chance a Donatella: applicare su di lei la medicina rigenerativa.

Così sia. "La terapia è durata molto tempo: a causa della malattia renale non potevo sempre lavorare su di lei, ma gradualmente siamo stati capaci di ricostituire gli arti. Oggi, Donatella è di nuovo in piedi sulle sue gambe. Guida la macchina. Fa attività che da sola non avrebbe più potuto fare".

Un miracolo? Donatella parla spesso di "angeli" sulla sua pagina Facebook, riferendosi a Zamboni e alla sua squadra di giovani specializzandi: "Non è vero che abbiano ali – ha commentato sotto il post del professore –, solo che non si vedono, sono sotto un camice, ma io le ho sentite. La mia ammirazione è infinita, come la mia gratitudine, e sono felice che questo mio, nostro percorso abbia potuto essere d’aiuto anche ad altri".

E poi, rivolta a Zamboni: "Sei molto più di quello che si può immaginare, ora sei parte del mio cuore". In effetti, il prof Zamboni lo ammise: "Fui onesto e non la illusi, anche perché le sue condizioni erano molto difficili. Molto, molto più gravi di quanto avevo finora affrontato. Ma ci provai con tutte le mie forze".

Quindi, per rispondere alla domanda di prima: no, nessun miracolo. Semplicemente medicina rigenerativa. Terapie cellulari autologhe, dal greco autós, letteralmente "egli stesso", "in persona", ma anche "da sé".

"Prendiamo delle cellule che potremmo definire ricostruttrici, direttamente dall’individuo: per esempio cellule staminali che provengono dal tessuto adiposo, dal grasso, o magari dal sangue circolante".

Con una sorta di laboratorio molto semplice, approntato all’interno della stessa sala operatoria, si selezionano le cellule utili. Si tratta di ricerca applicata: dalla ricerca all’applicazione, nell’arco di una quindicina di minuti: "le cellule fresche, appena prese, sono molto più potenti di quelle crioconservate".

Infine, una volta completato il prelievo, si iniettano le cellule ricostruttrici nelle zone in cui c’è la degenerazione del tessuto. Il primo effetto? Il dolore, non appena torna il tessuto sano sulla zona malata, si attenua, in poche ore.

A dire il vero, ci sono una decina di ospedali in tutta Italia in cui queste tecniche vengono praticate, uno di questi è Ferrara, che ha il ruolo di capofila. È stato costituito un registro italiano nazionale delle terapie autologhe, il Teravas, di cui Zamboni è coordinatore nazionale. Ciononostante, "in questo momento, l’attività è poco più che sperimentale e non ho un budget dedicato a questa, sia per numerosità di interventi in sala operatoria, sia per disponibilità di dispositivi da usare in queste procedure".

La speranza è che la situazione migliori, così che certe guarigioni, a volte definite addirittura "miracolose", diventino un’arma sempre più efficace a disposizione dei medici. Donatella docet. "la Donatella che si è addormentata con la febbre alta – ha concluso la donna su Facebook – ora si è risvegliata viva e pronta a percorrere la sua strada. Grazie a te, Paolo, grazie a voi".