L’Uaar-Unione atei e agnostici razionalisti ha proposto anche a Ferrara di introdurre un’ora di educazione sessuale al posto dell’ora di religione. Mi chiedo se tale “disciplina” possa essere inserita come una qualunque materia d’insegnamento, da quali docenti, con quali verifiche, quali obiettivi, un nuovo Stato etico che progressivamente si sostituisce alla famiglia. Già Antonio Slavich, collaboratore del prof. Basaglia, si dichiarò contrario “all’educazione sessuale a gestione ministeriale”, intuendone i rischi. Grazie all’Uaar è riproposto un modello già sperimentato altrove, con lo Stato - sommo educatore – protagonista di corsi di educazione sessuale. Mi chiedo come istituzioni pubbliche possano credere nell’efficacia della cosiddetta “educazione sessuale” nelle scuole. Molte testimonianze e studi evidenziano che, nei Paesi dove già viene adottata, ai corsi, centrati soprattutto sui metodi contraccettivi, - vedi Gran Bretagna - segue l’aumento di molestie ai danni delle ragazze (“Il Messaggero” del 10 giugno 2021, dal titolo “Nove ragazze su 10 in Gran Bretagna colpite da insulti sessisti e molestie nelle scuole”), rapporti precoci non protetti, gravidanze indesiderate e aumento dell’aborto. Il problema è più a monte, nell’educazione, dove la famiglia, pur lasciata senza alcun aiuto concreto, tenta di difendere il rapporto con i figli che non possono essere abbandonati a sè stessi, “con un pacco di profilattici in mano”. La vita sessuale è una delle prove più significative della maturità, da affrontare con preparazione e serietà, senza ridurre tutto a un banale gioco mostrando frutta che può richiamare forme anatomiche. Occorre insegnare rispetto per il proprio e altrui corpo, assegnandogli il giusto ruolo nell’esperienza umana e spirituale. Invece di impartire un’educazione valoriale, è più semplice insegnare tecniche sessuali camuffate da educazione e dire ai ragazzi: ecco pillole e profilattici, fate quello che vi pare. Questa è libertà?
Alcide Mosso, consigliere Gruppo Lega