Ferrara punta a diventare smart city "Tratteniamo giovani e competenze"

L’idea in un seminario organizzato dal Rotary: "Facciamo restare in città i 20mila pendolari verso Bologna"

E’ iniziata la stagione dello Smart working (il lavoro svolto in digitale da casa)? Non esattamente; il fenomeno è infatti più esteso e riguarda i collegamenti da remoto non solo dalla propria abitazione. Di qui la ricerca di una "Smart city", una città attrattiva, ruolo al quale Ferrara si sta candidando. Di questi temi, attuali più che futuribili, si è parlato l’altro pomeriggio in un bel convegno promosso dal Rotary e coordinato da Cristiano Bendin responsabile della redazione ferrarese del Carlino, cui hanno portato interessanti e utili contributi di riflessione vari esponenti dell’economia e della società del nostro territorio. Il punto di partenza, illustrato dal presidente del Rotary Antonio Bondesani, è il forte calo di abitanti registrato dalla città negli ultimi decenni, solo mitigato dal flusso di immigrazione. In più, si perdono giovani che cercano lavoro altrove. Occorre insomma promuovere politiche per una città sempre più attrattiva, dove si possa venire ad abitare e qui lavorare, in remoto. Abbiamo tutte le potenzialità. Lo smart warking e il coworking, ha aggiunto Adele Del Bello prossima presidente Rotary, possono risultare una risposta efficace anche come "generatori di network". Sulla …smartmania in corso ha con qualche ragione ironizzato Sandro Mazzatorta direttore generale del Comune: "Basterebbe dire di stare al passo coi tempi" e spendere bene le risorse. 60 milioni dal PNRR, ha ricordato, sono già finanziati e miglioreranno il volto e il tessuto della città. Che così…diventerà più smart. In ogni caso, secondo il primo dirigente, l’ente pubblico non può avere "ruoli taumaturgici o paternalistici", che spettano ad altri, cioè ai privati. In realtà il Comune ha un ruolo strategico, come ha di fatto sostenuto in conclusione dell’incontro l’assessore Andrea Maggi citando non solo gli strategici 60 milioni di investimenti (che diventeranno, si spera, 100) ma anche il nuovo piano urbanistico che disegnerà la Ferrara dei prossimi 30-40 anni. Anche la Camera di Commercio dal suo importante osservatorio, ha rilevato il segretario generale Mauro Giannattasio, ha trovato nel lavoro da remoto una risposta importante ("è una filosofia manageriale") per le esigenze delle imprese. Molti, insomma, i vantaggi dello smart, ha osservato Luca Scanavini, manager delle risorse umane: si migliora la qualità della vita, l’ambiente è più pulito, si opera "per obiettivi". Insomma si va verso un sistema ibrido (ufficio più casa). Quanto all’economia reale, il quadro l’ha disegnato Gian Luigi Zaina vicepresidente di Confindustria Emilia ricordando il balzo dell’utilizzo del lavoro agile dai 180.000 addetti del 2019 ai 5,5 milioni in piena pandemia, ora scesi 4 milioni. La modalità è molto presente nelle grandi imprese (i due terzi la utilizzano), è amatissima fra le donne ma frenano il necessario scambio di idee professionali, oltre che la socializzazione. Ci sono anche dei limiti allo smart working; ne ha parlato Riccardo Maiarelli presidente di Icos: da casa la sicurezza informatica è debole, così come fragile è la riservatezza, per non parlare della protezione e della prevenzione da malattie e infortuni, legate alla 626. Lo smart è indicato più per il manager formato che per gli addetti. Però si può puntare sul coworking e fare in modo che almeno una parte dei 21.000 pendolari ferraresi rimanga in città lavorando in centri dove si possa riprodurre l’ambiente di lavoro. Il risultato? Migliore qualità della vita, più consumi sul territorio, meno inquinamento.

Alberto Lazzarini