"Finalmente oggi parliamo di un omicidio Ma noi lo sapevamo già trentadue anni fa"

Denis Dalle Vacche, nipote di Bergamini e figlio di Donata, racconta le emozioni della sua famiglia: "Dispiace però che mamma non sia qui"

di Cristina Rufini

FERRARA

"Finalmente, per la prima volta dopo 32 anni abbiamo sentito dire ufficialmente che si è trattato di omicidio, che mio zio è stato ucciso. Ma era chiaro da subito: noi familiari lo sapevamo fin dall’inizio". Cioè trentadue anni fa. A parlare con calma e determinazione, senza farsi sopraffare dal turbinio di emozioni che senza dubbio aveva dentro di sé è Denis Dalle Vacche, 31 anni da compiere e un nome pesante da portare, perché sua mamma Donata Bergamini ha deciso di mettergli quello di battesimo del fratello Denis, ucciso nel 1989 in Calabria. Un onore e un onere chiamarsi come quel suo zio così amato dalla sua mamma Donata che ne è la sorella gemella. E quelle lacrime ricacciate a forza prima di rispondere alla domanda "Che cosa significa portare il suo nome", ne sono la più lampante dimostrazione. "Sono nato un anno e due mesi dopo la morte di mio zio", ha aggiunto, quando la mamma Donata stava già lottando per far emergere la verità sulla morte de fratello, trovato cadavere il 18 novembre 1989 sulla Statale Jonica. Denis ha un fratello gemello, Andrea, e una sorella più grande Alice. Sono loro oggi ad aver preso – sperano temporaneamente – il testimone dalla madre che dopo 32 anni di battaglie sta affrontando un periodo difficile. "Finalmente parliamo di omicidio – ha continuato Denis – e per questo tutti noi ringraziamo l’avvocato Anselmo che dal 2016 è con noi e che ci ha creduto fortemente, senza di lui non saremmo arrivati a questo punto". Poi un pensiero alla madre: "Quello che ci amareggia profondamente è che la mamma proprio ora non può essere qui, dopo gli anni di battaglie". Per poi passare la parola agli avvocati Alessandro Anselmo e Alessandra Pisano.

La squadra. "Senza una squadra – ha sottolineato Anselmo – non si riescono ad ottenere questi risultati. Potete immaginare quante siano le carte da leggere in una vicenda che va avanti da trentadue anni. In cui ci sono state certificazioni false, come quando dopo la ricognizione cadaverica fu attestato che sul corpo di Denis c’erano politraumi compatibili con lo schiacciamento, ma non è così. E depistaggi". Ora si riparte e la convinzione di Anselmo è che se il corpo di Bergamini, riesumato a luglio 2017, "ha parlato", come sostenuto anche dalla consulente del pool difensivo dell’ex fidanzata Isabella Internò, oggi imputata di omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi, lo farà ancora. "Non sarà un processo facile – ha sottolineato Anselmo – già il rinvio a giudizio sembrava una missione impossibile ed è arrivato. Sono convinto che il corpo di Denis parlerà ancora nel processo".

La svolta. Dopo la seconda archiviazione, nel 2015, Donata non si è arresa, sapeva che suo fratello non si era ucciso e doveva dimostrarlo. Accanto a lei è arrivato l’avvocato Fabio Anselmo che ha voluto la riesumazione. "Sapevamo, io e l’avvocato Pisano – ha spiegato Anselmo – che esistono nuove tecniche di indagine per accertare la natura delle lesioni e la loro letalità, anche dopo molti anni. Ce lo siamo fatti certificare dal professor Vittorio Fineschi e siamo riusciti a far riaprire le indagini, a far riesumare il cadavere, che è stato trovato ben conservato. E da qui è stato accertato una volta ancora che non c’erano state lesioni fatali, che lui era morto per soffocamento". Il resto è storia di questi giorni: il 25 ottobre prossimo si aprirà il processo con imputata la ex fidanzata.