Focus sull’infertilità maschile "Il Covid aggrava il problema" Il punto in un convegno

Riflessioni con gli esperti nell’incontro in programma al museo Archeologico

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Non è solo un problema femminile. Anzi. Negli ultimi anni, l’infertilità riguarda anche e soprattutto gli uomini. E’ questo il tema al centro del convegno ‘Fertilità maschile 3.0’, in programma oggi dalle 14 alle 19 nel Salone delle carte geografiche del museo archeologico nazionale, utile come corso formativo per i professionisti del settore ma aperto comunque a tutta la cittadinanza.

"Si tratta di un problema complesso e diffuso – precisa Cristina Tarabbia, presidente dell’associazione italiana Donne medico – che consta di diverse cause. Esistono fattori socio-economici, ma anche prettamente medici. Ciò che va chiarito, in primis, è che il 35-40% dei casi di ipofertilità è di origine maschile: e, con il passare del tempo, questo fattore sta assumendo un’importanza sempre maggiore". Tante, si diceva, le cause che potrebbero comportare tale situazione. Alcune note, altre meno e il convegno rappresenta l’occasione giusta per dissipare ogni dubbio: "L’ambiente influisce – prosegue Tarabbia – in quanto gli inquinanti non sono da sottovalutare. Ma, allo stesso modo, esiste anche la possibilità della presenza del microbioma nel liquido seminale e del papilloma: quest’ultimo virus è causa del 50% di casi di ipofertilità maschile. E, da ultimo, anche il recente Sars-Cov2 può determinare, in maniera indiretta, una riduzione della fertilità". Dopo il momento di riflessione con gli esperti del settore, l’intenzione dell’associazione e dell’assessorato alle Politiche sociali – diretto da Cristina Coletti – è quella di portare queste tematiche all’interno delle scuole, facendo prevenzione con i giovani.

(Nella foto Cristina Coletti e Cristina Tarabbia)

Matteo Langone