Fusione aziende, due nuove subcommissarie "Progetto avviato in anticipo sulle normative"

Giuliana Fabbri e Marinella Girotti ricoprono un ruolo rispettivamente sanitario e amministrativo. Calamai: "Lavoriamo già come una realtà unica"

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di Ruggero Veronese

"Stiamo già lavorando come un’azienda unica: il progetto è avviato, non si torna indietro": si mostra serena ma decisa la direttrice dell’Ausl Monica Calamai, che da luglio ha assunto il comando anche dell’ospedale Sant’Anna con l’obiettivo di realizzare la fusione tra le due aziende sanitarie della provincia. Un processo lungo, delicato e che in questi mesi si è trovato di fronte alle prime sfide e ostacoli, tra unificazione dei servizi e del personale, gestione del post-Covid, programmazione degli investimenti e anche una certa, forse inevitabile, resistenza al cambiamento che rende necessaria una "rivoluzione culturale" nella sanità ferrarese. Una trasformazione che vede Calamai affiancata da Giuliana Fabbri e Marinella Girotti, subcommissarie con ruolo rispettivamente sanitario e amministrativo, formando così un gruppo dirigenziale per la prima volta al femminile.

La fusione. La presentazione delle due nuove dirigenti diventa quindi l’occasione per fare il punto della situazione sull’unificazione Ausl - Sant’Anna, definita da Calamai "un obiettivo di mandato per cui ci stiamo muovendo in anticipo sulle normative regionali e nazionali: il giorno in cui queste subentreranno, noi saremo già pronte". Per dare il via libera ai processi di accorpamento (anche Parma seguirà lo stesso percorso) è infatti necessario il via libera del Ministero della Salute, a cui deve seguire una nuova legge regionale. Nel frattempo però secondo Calamai "le due aziende di fatto lavorano già come una singola realtà, condividendo strutture, personale e organizzazione".

Pronto soccorso. Tra i settori più rivoluzionati dalla fusione c’è la medicina di urgenza, che secondo Fabbri può contare adesso su "un maggior coordinamento tra i vari punti di pronto soccorso della provincia. Le difficoltà nella medicina di urgenza a livello nazionale sono legate alla carenza di risorse, ma nel locale si può intervenire anche a livello organizzativo e logistico". Via allora a riunioni quotidiane di coordinamento tra i punti di primo soccorso della provincia, con l’obiettivo di supportarsi a vicenda nei momenti di maggior afflusso: "Nei giorni scorsi ad esempio – spiega Fabbri – una situazione di complessità a Cona è stata risolta con l’aiuto degli ospedali del Delta e di Cento". A questo si aggiunge una minor rigidità nelle mansioni del personale, con la possibilità di ‘rinforzare’ il pronto soccorso con infermieri e medici di altri reparti in situazioni di necessità. Resta aperto un problema di organico nella medicina di urgenza, che rende ancora necessario ricorrere agli straordinari per il personale presente: "Servirebbe un po’ di turnover, per via della stanchezza legata alla gestione della pandemia – afferma Fabbri –, ma è un problema che coinvolge tutto il territorio nazionale".

Investimenti e Pnrr. In questa situazione, i fondi del Pnrr potrebbero rivelarsi decisivi per la fusione delle aziende. Nella provincia secondo Girotti gli investimenti riguarderanno soprattutto due aspetti: "Lavori e infrastrutture, per quanto riguarda l’Ausl, e il rinnovamento tecnologico per l’azienda ospedaliera". Parte dei fondi Pnrr sono infatti destinati alla realizzazione degli ospedali di comunità, che verranno realizzati a Bondeno, Argenta, Comacchio e alla Cittadella San Rocco (l’ex ospedale di corso Giovecca).

Un mandato forte. Viene spontaneo chiedere alle nuove dirigenti quali sono gli ostacoli principali alla fusione tra i due colossi sanitari della provincia. Per quanto riguarda l’aspetto sanitario, Fabbri non ha dubbi: "La sfida è riuscire a far procedere in parallelo tutti questi filoni, tra aspetti sanitari, logistici e organizzativi, e serve sempre una visione ampia e trasversale per mettere insieme le criticità contingenti con le peculiarità di questo territorio". Sul fronte amministrativo, Girotti parla di una certa "resistenza al cambiamento" che va affrontata: "Sono stata portavoce, gradita o sgradita, di un mandato forte e dagli obiettivi chiari. In queste situazioni si incontra sempre una certa salvaguardia delle modalità di lavoro che esistevano prima, ma è necessario capirne le ragioni invece di criticarla. C’è una piccola rivoluzione culturale da portare avanti, ma possiamo contare su un mandato forte, che ci mette nelle condizioni di raggiungere l’obiettivo".