Ferrara, 8 aprile 2017 - «Igor? Un soldato perfetto». Chi parla è il cappellano che ha letto dentro gli occhi di Igor. Igor, l’uomo venuto dall’Est – forse russo, forse autore della strage di Budrio – ha fatto tappa all’Arginone qualche anno fa. Tra le mura del carcere il prete lo ha visto, silenzioso e ieratico, muoversi tra i detenuti e le attività rieducative dell’istituto ferrarese. «Perché un soldato perfetto? Perché era impeccabile, nel vestiario e nei modi». Ma per don Antonio, Igor Vaclavic dietro quel modo marziale nascondeva altro. «Lo vedevo nel coro, a catechismo, durante le festicciole in carcere – così il don – ma non l’ho mai visto ridere. Con nessuno».
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Come se tutto fosse a distanza. Alla giusta oscura distanza. Come se bastasse lo sguardo a garantirgli lo spazio vitale tra le pareti della pena da scontare. «Nei suoi occhi – dice il cappellano – non ho mai visto la sincerità né il sorriso di chi davvero sta cercando una strada diversa». Con la giusta distanza del tempo, il volto del soldato dell’Est – presunto russo, sicuro ex militare – prende forma nei ricordi del parroco. La domanda, banale e inevitabile: posto che il massacro di Budrio sia opera sua, se lo sarebbe mai aspettato? «No – soppesa la sua risposta, don Antonio –, ma forse il suo aspetto mentiva».
E don Antonio di volti carcerari ne ha visti passare tanti. Una giusta distanza da tutto – per l’uomo dell’Est – piena di silenzio. «Non l’ho mai sentito fare riferimenti alla sua vita familiare». Non una foto, nessuna visita, nessun ricordo da comunicare ai ‘commilitoni’ dell’Arginone. Per Igor solo il tempo del carcere scandito, giorno dopo giorno, in attesa dell’uscita. L’anacoreta soldato, mago dei travestimenti e possibile autore del massacro di Budrio è passato dal carcere di Ferrara inosservato ai più ma non agli occhi del sacerdote. In quegli occhi, dice, «non si vedeva nulla».