Igor, il colonnello Desideri sulla cattura. "Omissioni? Rifarei tutto"

L'intervista al comandante provinciale dell'Arma: "Comprendo il dolore dei familiari di Verri ma la nostra risposta è stata l'arresto del killer"

Il colonnello Andrea Desideri, comandante provinciale dei carabinieri di Ferrara

Il colonnello Andrea Desideri, comandante provinciale dei carabinieri di Ferrara

Ferrara, 6 maggio 2018 - Il nodo bullismo, l’arresto di Eder Guidarelli, l’annosa piaga delle truffe agli anziani, ma anche la lotta allo spaccio in centro città e soprattutto nel quartiere ‘Giardino’, fino ai mesi da incubo vissuti nel dare la caccia al pluriomicida serbo: Norbert Feher, alias Igor Vaclavic. Una lunga intervista – forse la prima a 360° dal momento del suo insediamento al quartier generale di via del Campo – con il colonnello Andrea Desideri, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri. E si parte da una promessa: «I cittadini pretendono giustamente più sicurezza? E noi ci siamo e ci saremo sempre».

Colonnello, le misure emesse dalla procura minorile per i bulli che nei mesi scorsi hanno terrorizzato ragazzini ferraresi, che cosa rappresentano?

«Innanzitutto l’importanza di denunciare. Sempre. L’aver ricevuto varie denunce dai genitori, ci ha permesso di verificare e arrivare ad una precisa ricostruzione degli eventi (la rapina, il tentativo estorsivo) da presentare alla procura minorile. Abbiamo personale specializzato per questi episodi e dal 2013 stiamo portando avanti una campagna con corsi specifici. Facciamo lezioni nelle scuole che riguardano, spesso, alunni ad hoc, su sollecitazioni dei dirigenti scolastici».

Si è vociferato dell’esistenza di una baby gang? Vero o falso?

«Non abbiamo elementi per affermarlo. Quell’episodio delle minacce di morte al tredicenne è stato l’apice dell’iceberg. Ultimamente, non sono molte le denunce per fatti di bullismo».

Altra piaga: lo spaccio di droga che si è spostato verso il centro storico e per parte dell’opinione pubblica le forze dell’ordine starebbero facendo poco.

«Il problema spaccio è presente in Gad come in centro e in altre zone. E’ un problema, innegabile, ed è legittimo che l’opinione pubblica lo rappresenti. Da parte nostra stiamo intervenendo con uomini e mezzi, aumentando la pressione in certe zone. Nel 2017 abbiamo messo a segno 140 arresti, da gennaio ad aprile dell’anno corrente sulla città 53, oltre a 95 denunce a piede libero. Sulla droga ci si muove su due spazi: lo spaccio quotidiano dei venditori di morte e, salendo la scala, la ricerca della filiera della sostanza. E presto vedrete i risultati...».

Le due tonnellate di droga sequestrate ai lidi in estate, per un territorio fortunatamente non abituato a certi numeri come il nostro, rappresentano un brutto segnale, non crede?

«In quel momento sono arrivati due importanti carichi: uno sul Ferrarese e uno sul Ravennate. Li abbiamo scoperti, questo è il segnale forte».

Si accennava al Gad dove i residenti, sempre più esasperati, non sanno più che pesci pigliare. Siamo di fronte ad un problema irrisolvibile?

«Il problema esiste e non ci si può girare dall’altra parte. Ci sono etnie maggiormente dedite allo spaccio, su questo bisogna lavorare. Dispiace però quando i cittadini percepiscono che le forze dell’ordine non stanno facendo nulla perché non è così. La nostra massima concentrazione di arresti e denunce è proprio sul Gad e lì abbiamo intensificato un certo tipo di attività».

L’Esercito fisso ha aiutato?

«Moltissimo. Un ulteriore servizio presente e circoscritto che non può che portare un po’ di tranquillità in più».

Esiste una mafia nigeriana nel nostro territorio?

«La comunità nigeriana è presente e ben strutturata, ha raddoppiato la presenza nel ferrarese in poco tempo. L’Arma, nel 2005, mise a segno tre importanti operazioni legate allo spaccio e al traffico dalla Nigeria (tra cui la Novecento e la Aye my Assman, ndr) dove vennero arrestate 48 persone, alcune ancora in carcere. Ciò vuol dire che già 13 anni fa l’attenzione su questo tema era molto alta. La mafia nigeriana non esiste solamente a Ferrara anche se tale la può definire solo una sentenza di tribunale».

Tra gennaio 2017 e aprile 2018 avete arrestato per spaccio diversi richiedenti asilo. Qual è il legame tra le due cose?

«Su oltre 500 persone, ne abbiamo arrestate decine. Ma non tutti i richiedenti asilo sono spacciatori, questo sia chiaro».

Lei, appena arrivato a Ferrara, si trovò subito per le mani il caso Gorino, che poi ha fatto il giro d’Italia. Con l’arrivo di nuovi profughi, esiste il pericolo che quelle barricate si possano ripetere?

«Non credo. Non dimentichiamo che in quella situazione si parlava di otto donne, delle quali una incinta. Non c’erano uomini in arrivo. La vicenda fu ben spiegata ai cittadini, purtroppo non fu capita».

Aprile 2017, mese terribile per i nostri territori terrorizzati dalla presenza di Igor. La reazione dell’Arma fu eclatante...

«Quello spiegamento di forze fu necessario e proprio in quello specifico frangente per dare la caccia ad un pluriomicida. Sono stati momenti duri. Ora dobbiamo attendere l’iter giudiziario spagnolo per poi iniziare il processo italiano, con i modi e le forme previste dal nostro codice. Anche in videoconferenza».

In prima persona è stato chiamato in causa in un esposto per presunte ‘omissioni’ in occasione delle ricerche del killer tra l’omicidio Fabbri e quello della guardia ecologica Valerio Verri. Sinceramente, rifarebbe ogni scelta?

«Le mie scelte sono state prese in coscienza come ufficiale di polizia giudiziaria, cosa che mi comporta l’obbligo di riferire alla Procura della Repubblica ogniqualvolta si affrontano e si gestiscono fatti di rilevanza penale. Così mi sono comportato e lo rifarei, a prescindere da tutto ciò che umanamente provo per i familiari di Verri. Posso ben comprendere il loro dolore e non mi permetto assolutamente di giudicare».

La famiglia Verri da quel maledetto 8 aprile reclama risposte. Ci sono state?

«L’arresto di Feher. Già da giugno avevamo personale in Spagna, in Slovenia, andato e tornato dall’Austria, avevamo contatti con la Guardia civil e con i francesi. L’obiettivo nostro, anche dopo il 15 dicembre, giorno del suo arresto, non si è concluso. Vogliamo capire se la sua uscita dall’Italia è stata favorita da qualcuno e su questo abbiamo in essere un’attività importante. Abbiamo il dovere di verificare con esattezza tutti i crimini che ha commesso e ne dovrà rispondere davanti a un tribunale».

Quanti potenziali Igor potrebbero esserci in circolazione?

«Purtroppo non ho la bacchetta magica per dirlo».

Faceva riferimento alla Slovenia: a proposito a che punto è l’indagine sulla scomparsa di Davide Maran?

«Abbiamo ricostruito le fasi della sua ultima giornata, stiamo lavorando».

Indiscrezioni parlerebbero di un fascicolo aperto in procura per omicidio. Conferma?

«No, non abbiamo nessun elemento per dire questo. C’è un’inchiesta ma non per omicidio».

Mentre dalla Spagna è arrivato l’atteso fascicolo sull’omicidio di Marcello Cenci ad opera di Eder Guidarelli...

«Userei tre parole per definire quell’arresto: sagacia, tempestività e fiuto dell’Arma di Ferrara. Ora attendiamo l’intera traduzione dei verbali per chiudere l’indagine».

Anche venerdì l’ennesimo morto sulla strada. Cosa potete fare per contrastare questa piaga?

«Le denunce alla guida per alcol e droga sono tantissime. Da parte nostra possiamo mettere in campo i controlli, e ricordiamoci che la mattina non è più importante della notte o viceversa. Ma abbiamo il dovere di muoverci anche dal punto di vista educativo, fare capire ai ragazzi cosa comporta guidare in certe situazioni».

Arriva la bella stagione e, come ogni anno, aumentano le truffe agli anziani...

«Nel 2017 sono state consumate 58 truffe, 7 tentate, 22 scoperte. Di queste, due persone sono finite in manette e altre 11 denunciate. Abbiamo messo in atto una importante campagna informativa attraverso un opuscolo, cosa che continueremo a fare con incontri ad hoc. Chiamare sempre il 112 e denunciare».

Cosa ne pensa dei gruppi spontanei di cittadini che nascono per di migliorare la sicurezza?

«In termini di collaborazione, è buona cosa. Ma non si arrivi mai a farsi giustizia da soli, ogni ruolo vada rispettato. Anche se non mi troverò mai favorevole alle ronde...».